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09/03/2021   ALBERTO VESCOVI
  ''Capita che melodie vengano a farmi visita, come fossero degli asteroidi che arrivano da lontano...''

Bentrovato Alberto! Ci incontriamo per la prima volta, quindi presentati ai nostri lettori. ''Come prima cosa grazie per questa intervista. Sono Alberto Vescovi, secondo di tre fratelli, nato e cresciuto a Dolo, un piccolo paese in provincia di Venezia, ho 39 anni e una vera e propria ossessione per la musica''.

Partiamo dall'inizio: come e quando nasce la tua passione per il pianoforte? ''Ho ereditato la passione per la musica da mio padre, pianista dilettante e grande amante d’opera. A differenza dei miei fratelli ho manifestato fin da piccolissimo un interesse per quello strano oggetto nero e un po’ tarlato dove mio padre ogni tanto si sedeva e muoveva le mani su e giù per la tastiera. A quanto dice mia madre ero ossessionato dal pianoforte e dal suono che emetteva. È stato grazie a questa mia propensione che all’età di sei anni i miei genitori mi chiesero se fossi interessato a studiare musica e fu così che cominciai a prendere lezioni private di pianoforte''.

Quali artisti, classici o contemporanei, ti hanno maggiormente influenzato? ''Ovviamente adoro la musica classica. Il mio orecchio e il mio cuore puntano sempre a quell’Olimpo inarrivabile di Compositori che vanno dalla musica barocca fino in alcuni casi, alla musica dodecafonica. Tra i contemporanei sicuramente devo molto a Giovanni Allevi. È stato grazie al brano “Come sei veramente” se ho ricominciato a suonare il pianoforte dopo uno stop durato dodici anni. Ascolto sempre con piacere autori come Ludovico Einaudi, YannTiersen, Nils Frahm, Olafur Arnalds, l’immenso Stefano Bollani, Keith Jarret, Chilly Gonzales, Brad Mehldau, Michael Nyman, Dino Rubino per citarne alcuni''.

"Universe" è il tuo nuovo progetto, disponibile in digital download e in streaming dal 10 marzo. Come è nato questo lavoro? ''Si tratta del mio secondo progetto e personalmente sono molto soddisfatto del lavoro fatto, soprattutto dal punto di vista armonico-strutturale. L’idea è nata dall’episodio “Bandersnatch” della serie ''Black Mirror'', episodio interattivo nel quale per proseguire nel racconto lo spettatore doveva esprimere una preferenza e a seconda della preferenza espressa cambiava l’andamento della storia, sviluppandosi ulteriormente o facendoti tornare alla scelta precedente. Questo sviluppo per step/livelli mi ha fatto subito pensare a “Quadri per un’esposizione” di Mussorgsky, dove ogni quadro è preceduto da una promenade. Da qui la struttura del brano, solo che invece che camminare in un museo ho pensato di fare una passeggiata nello spazio. È così che mi è venuta in mente l’idea di realizzare i brani “Sequenza”, che sono il cardine del disco. Due brani, tre possibilità di sviluppo. Vi posso dire che il progetto inizialmente comprendeva solo 5 brani, ovvero l’EP “Cosmonauta”, ma mentre stavo lavorando a quel concept, capitava che altre melodie venissero a farmi visita, come fossero degli asteroidi che arrivavano da lontano. Così assieme a “Cosmonauta” è nato “Cinque da Oort”. Cinque melodie, scritte praticamente di getto, molto semplici anche nella loro struttura''.

Le tracce forse più rappresentative sono SEQUENZA_1 e SEQUENZA_2. Di loro dici che sono "il viaggio dentro al viaggio". Spiegaci meglio. ''Sequenza_1 e 2 hanno rappresentato per me una vera sfida. La struttura del brano è la più complessa che ho mai realizzato. I due brani dovevano essere sia il collagene per sviluppare il disco in una traccia unica, sia due tracce ben definite, sia, mettendoli in successione, un ulteriore brano. Il lavoro maggiore che ho fatto è stato quello di far coincidere e modulare i brani in modo che l’inizio e la fine di tutti fossero in una condizione di tensione/risoluzione rispetto al brano successivo e, allo stesso tempo, che ne continuassero il racconto. Così ad esempio, la fine di Sequenza_1 doveva sia risolvere la sua naturale tensione, sia essere tonalità di impianto per Sequenza_2, sia in una condizione di tensione dominante/tonica che mi permettesse di far esplodere “Nova” e svilupparla. Un viaggio dentro al viaggio. Il concept è lo stesso del disco, ma diciamo in una versione che punta al microcosmo. È una concentrazione di idee. É complesso da spiegare, ma come l’universo è pervaso di energia, allo stesso modo l’essere umano è attraversato, anzi,è generato da quella stessa energia ed è quindi forse proprio per questo che gli avvenimenti che costituiscono il processo di crescita e trasformazione nel macrocosmo, li trovo molto simili a quelli che accompagnano l’essere umano nel suo microcosmo verso la propria Singolarità''.

Da pianista nel 2021, come credi stia la "salute" dell'arte strettamente legata al tuo strumento? ''Negli ultimi anni mi sembra di aver notato un interesse sempre maggiore da parte del pubblico verso il pianoforte e la musica strumentale più in generale. Se penso ad eventi come Milano PianoCity, negli anni si è registrata un’affluenza sempre maggiore e un’accoglienza da parte del pubblico davvero stupenda. Speriamo continui così''.

Che idea hai di pianisti / produttori come Dardust? ''Ho ascoltato Dardust al Castello Sforzesco e devo dire che è stato uno spettacolo piacevole. Trovo estremamente interessanti i lavori di Alva Noto e Ryuichi Sakamoto nella sperimentazione Piano/Elettronica. Mi piace molto anche la ricerca sonora di Nils Frahm e Olafur Arnalds''.

Ultimo spazio totalmente libero: aggiungi quello che vuoi alla nostra chiacchierata. ''Soltanto grazie e spero davvero che il lavoro fatto vi piaccia, al di là di tutte le seghe mentali che mi sono fatto per realizzarlo''.