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12/04/2021   DR. GIMMY
  ''Quando, al compleanno dei miei 13 anni, mi regalarono il vinile di 'Let it be'...''

Bentrovato Gimmy! Vorrei iniziare chiedendoti di raccontarci quando e come la musica è entrata nella tua vita e in che modo ti ha accompagnato fino ad oggi. ''Bentrovati a voi! La musica fa parte delle mia vita ormai da tantissimi anni. A 10 anni presi in mano per la prima volta una chitarra, fu mio fratello maggiore a farmela provare, lui già suonava da qualche anno. Mi mostrò qualche accordo (non tutti!) e poi mi lasciò al mio destino. Per me però fu amore a prima vista! Iniziai a suonare, provare e riprovare a far suonare bene quegli accordi, per ore e ore, fino a che le dita non mi facevano male. Da li cominciò la mia avventura e il mio legame fortissimo con la musica. 40 anni fa non c'era internet, non c'erano i computer o gli smarthphone, non c'era YouTube dove ormai trovi tutorial di tutti i tipi. Quindi si tiravano giù gli accordi dai dischi, ad orecchio, oppure se eri fortunato, trovavi qualche tablatura o spartito nelle riviste di musica che c'erano al tempo. Quella fu una scuola davvero fantastica, ci si allenava l'orecchio e si imparava ad ascoltare di fino i pezzi, tutti gli arrangiamenti, i passaggi, gli assoli ecc. Da li in poi ho dedicato tantissimo tempo alla musica, e continuo a dedicarne ancora tanto. Ormai per me non è più solo una grande passione, è che come se fosse un lavoro a tutti gli effetti, ma che purtroppo non mi da da vivere...''.

Innegabilmente i Linea sono una parte fondamentale della tua carriera. Proprio sul nostro sito abbiamo parlato della band e del disco “Fuori mercato”. Cosa ti ha spinto a dare vita a “Personal”, il tuo disco solista? ''Esatto... i Linea sono la mia band, sono una famiglia. Quest'anno abbiamo fatto questo bellissimo disco per i nostri 30 anni, "Fuori mercato"... quindi una vita insieme! Vero, e vi ringrazio di cuore perchè ne avete parlato molto bene, e siamo felici che vi sia piaciuto. Fare "Personal", il mio primo disco solista, era un idea e anche un sogno che aveva in testa da tanti anni. Avevo voglia di mettermi in gioco e provare a fare un disco tutto mio, registrato completamente in casa e suonando tutto da solo. Un po' come molti artisti negli anni '70/'80 hanno fatto (Paul Mc Cartney, Pete Townsend...)''.

Possiamo dire che in “Personal” prende vita la parte di Gimmy che magari nei Linea non ha spazio per esprimersi in totale libertà? ''Nei Linea c'è spazio e tutta la libertà che si vuole per esprimersi, e ''Fuori mercato'' ne è un esempio. Non ci siamo mai posti un limite di genere, abbiamo sempre fatto quello che ci piaceva. Semplicemente il percorso dei Linea era un'altra cosa. In "Personal" ho voluto invece fare un tributo e rendere omaggio al mio primo e grande amore: il pop in generale, e il pop inglese in particolare. Io sono nato e cresciuto con band come i Beatles (per me numeri 1), the Who, Stones , Kinks, Animals. Per poi passare agli XTC, gli Smith, fino ad arrivare ai più recenti Blur, Oasis e tutto il movimento BritPop''.

C’è una forte componente british nei brani di “Personal”. Tu stesso indichi il Brit Pop come principale influenza. Cosa rende questo genere così affine al tuo modo di esprimerti? ''Beh, ho già un po' risposto nella domanda precedente. Da ragazzino ascoltavo le cassette di mio fratello maggiore, e tra queste ne aveva diverse dei Beatles, degli Who e di altri gruppi inglesi di quel periodo. Poi al compleanno dei miei 13 anni mi regalarono il vinile di ''Let it be''. Da quel momento scoppio l'amore per i Beatles e comprai tutti i dischi in poco tempo. Li consumai, conoscevo tutti i passaggi a memoria. Dopo scoprii e comprai molti dischi di altre band del pop e del rock inglese. Mi piaceva molto questo genere, questo modo di fare musica, dove c'era una forte componente rock, di basso, chitarre e batteria, ma c'era anche una forte impronta melodica con arrangiamenti di archi, orchestra , piano ecc. Ecco da dove nasce la mia passione per il pop e in particolar modo per il Brit pop. Oltre ai Beatles, gli Who e altri... band come XTC o Blur li ho sempre trovati geniali e molto bravi''.

Facciamo un gioco: scegli tre brani di “Personal” che reputi i più rappresentativi di tutto il lavoro e parlacene. ''Non è facile scegliere, però vi indico questi tre brani: ''Chernobyl 86'', ''Dustin'' e ''Un amore malato'', perché sono tre pezzi tratti da storie vere. ''Chernobyl 86'' è una canzone dalle tinte etniche e intrisa di sonorità del mondo. Infatti ho voluto usare delle percussioni della tradizione indiana e anche un sitar (suono che adoro) sul finale che fa un riff doppiando la voce. Il testo parla di una storia vera accaduta non molto tempo fa, narra di un contadino del Kazakistan chiamato la sera della tragedia di Chernobyl a correre sul posto come prima linea a pulire tutti i residui radioattivi. Dopo anni di malattie varie e con 5 figli e in attesa di una casa che lo stato non gli dette mai, una delle sue figlie gli fece vedere una serie in Tv dedicata a quella tragedia di 30 prima. Fu talmente il dolore del ricordo di quei terribili momenti e il dispiacere di non avere mai ricevuto niente in cambio, neanche una casa dove poter vivere coi suoi 5 figli, che non riuscì a reggere e si tolse la vita buttandosi da un palazzo. ''Dustin'' invece è il primo brano che ho registrato a casa. Fa parte della famiglia dei brani con sonorità pop/etniche. Percussioni dal sapore afro, chitarre acustiche e andamento quasi tribale. Il testo è tratto da una storia vera. Questo bambino di 8 anni partito da Tripoli su un barcone della “morte” insieme a sua mamma e suo fratello maggiore per raggiungere le coste italiane, per raggiungere la libertà e la salvezza: la vita. Dustin ha un sogno, quello di fare la boxe, ma per poter realizzare questo sogno dovrà pagare un caro prezzo, e dovrà restare vivo. ''Un amore malato'' è probabilmente la mia canzone preferita del disco. Mi piace tutto di questo brano, la melodia, il giro di accordi, l'arrangiamento, il testo, le sonorità Britpop, la malinconia che esce da tutto quanto, nonostante l'argomento di cui tratta il testo. Il brano infatti parla di una storia vera, una delle tante tristi storie di violenza sulle donne e femminicidi, troppo presenti nei giorni nostri''.

Vorremmo chiudere chiedendoti: dall’alto della tua esperienza che consiglio daresti a un giovane che voglia approcciarsi alla musica suonata? ''Non è mai facile dare consigli a qualcuno e soprattutto ai più giovani. Ognuno deve fare la sua strada a seconda di quello che vuole e delle sue caratteristiche, e comunque nessuno è depositario della "verità" in nessun campo e neanche nella musica. Però se proprio devo dire qualcosa, sicuramente posso consigliare di suonare, suonare e suonare ancora. Provare sempre, essere curiosi non smettere mai di imparare... specialmente nella musica non si finisce mai di imparare e metterci tanta passione. La musica è un'arte e ti darà sempre qualcosa di positivo. Anche nei momenti più bui, più difficili della vita può diventare davvero un'ancora di salvezza, dalla musica non riceverai mai qualcosa di negativo. Poi occorre essere sé stessi il più possibile, non stare sempre ad ascoltare tutti e tutto, altrimenti cambi modo di fare la tua musica ogni giorno! Prima di tutto deve piacere a te e devi esserne soddisfatto, poi se piacerà anche agli altri bene... se no pazienza. Grazie di cuore per il tempo e lo spazio che mi avete dato!''.