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27/10/2013   SONATA ISLAND
  'Speriamo in un futuro ricco di esibizioni!'

Più che un gruppo, più che un ensemble, Sonata Islands ha sempre avuto la natura di “progetto a geometria variabile”, elastico e aperto a numerose collaborazioni. Stavolta tocca a Mahler. Com’è nata questa idea? ''Mahler è un compositore contaminato e impuro per eccellenza. La sua composizione si nutre di musica popolare, il suo essere musicista è quello del compositore e dell’esecutore insieme: se fosse nato 40 anni fa Mahler sarebbe senza dubbio stato un jazzista. Non a caso quello che resta l’esperimento di contaminazione più riuscito di Uri Caine, uno dei musicisti esemplari del melting pot newyorkese, è ispirato alla musica di Mahler. Ma noi siamo italiani… e questo ci rende molto diversi da lui nella rilettura mahleriana!''. L’ispirazione del ''Das Lied Von Der Erde'' (Il canto della terra), scritto nel 1908 in Italia, arrivava da antiche poesie cinesi, una caratteristica tipica del poema sinfonico e cara anche all’esperienza del progressive-rock, alla quale in qualche modo vi accostate anche voi: vi siete lasciati prendere solo dalla musica o anche le poesie sono state per voi fonte ispirativa? ''Direi che la nostra fonte di ispirazione è stata perlopiù puramente musicale. Il canto, la melodia che pervade i ''Lied von der Erde'' sono stati la molla principale che ci ha spinto a confrontarci con l’opera. Solo il sesto Lied (quello da reinventato da Emilio Galante, ''Commiato'') conserva una forte ispirazione letteraria e include nel finale una breve parte recitata, tenue ricordo di ciò che accade nella messinscena. Lì c’è Tommaso Lonardi che recita un testo di Giuseppe Calliari, ispirato alla narrazione poetica di Mahler''. Per questa operazione si ha l’impressione che Sonata Islands abbia privilegiato la componente avant-jazz, coinvlgendo Achille Succi, Giovanni Falzone e Francesco Cusa. ''Direi che l’ensemble è specchio della strada che ha preso negli ultimi anni la nostra scelta poetica''. ''Sonata Islands Goes RIO'' vi vedeva alle prese con il ''Rock in Opposition'': quali sono le differenze rispetto al nuovo disco? ''In effetti la strada di Sonata Islands è duplice: da una parte percorre la strada dell’avant-jazz, dall’altra quella dell’avant-rock. A mio modo di vedere le due strade hanno molti punti creativi comuni. Ciò che cambia è l’importanza dell’improvvisazione, che nell’avant-rock ha uno spazio per così dire più limitato, o quantomeno di minore importanza per il risultato poetico finale''. Sonata Islands ha l’abilità di interpretare con la propria cifra stilistica numerose opere, dai Magma a Heitor Villa-Lobos: per Mahler avete usato il medesimo approccio o vi siete organizzati in modo diverso? ''In tutti i casi si parte dalla trascrizione e la si sottopone a variabilissimi sistemi di ricreazione, a volte estremi (come nel caso di Mahler), a volte fedeli (o quasi filologici come nel caso del nuovo progetto Nippon Eldorado, dedicato all’avant-rock giapponese degli anni ‘90)''. Al di là dell’operazione Mahler, Sonata Islands resta una formazione difficile da inquadrare: come vivete questa inafferrabilità? ''Direi che una ricerca creativa che non indugia nel mainstream e sperimenta senza esitazione non è inafferrabile per le orecchie di chi ascolta. L’ascoltatore è mediamente meno affezionato alla catalogazione in generi musicali di chi i cd li produce o vende. Certo, c’è una difficoltà di posizionamento della nostra musica sugli scaffali di un negozio di cd: problema superato in quanto i negozi di cd non ci sono più…''. Il progetto Mahler resterà un’operazione di studio o lo vedremo anche dal vivo? ''Nasce come progetto live, live è la registrazione. Naturalmente speriamo in un futuro ricco di esibizioni!''.