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04/12/2013   ZOCAFFE
  Partiti decisamente con 'Il Piglio Giusto'...

Partiti decisamente con “Il Piglio Giusto” (che non a caso è il titolo del loro primo album), gli Zocaffe hanno pubblicato da poco il loro nuovo singolo, “Donatella”, tratto dal secondo album “Noi Non Siamo Figli”: un concept album che racconta vite, storie e pensieri di personaggi che abitano una città immaginaria, che tanto ricorda la realtà. Briosi, sarcastici e determinati, gli Zocaffe si sono fatti notare e apprezzare tanto su disco quanto in sede live, e quindi li intervistiamo per presentarveli e conoscerli meglio. Siete partiti con “Il Piglio Giusto”, se già con il disco d’esordio siete riusciti a collaborare con Massimo Luca (che prima di voi ha collaborato con Lucio Battisti, Mina, Paolo Conte…) e a promuovere il disco con numerose date live. Ve l’aspettavate? Com’è avvenuto questo incontro? ''In realtà siamo molto soddisfatti di avere la possibilità di esibirci live così spesso: credo che sia un bell’obiettivo raggiunto, e stiamo lavorando sodo per far sì che il calendario si riempia sempre di più. Massimo Luca l’abbiamo conosciuto in una circostanza tutta lucchese: ha ascoltato qualche nostro lavoro ed ha accettato di collaborare in qualche brano de “Il Piglio Giusto”. Un pezzo di storia della musica italiana, tant’é che lo studio in fase di registrazione si è tinto di Bianco e Nero! Ahahahah!''. Senza perder tempo, poi, terminata la promozione del primo disco avete cominciato a lavorare all’album che meglio vi sta presentando alla stampa di settore e al pubblico, ovvero quest’ultimo “Noi Non Siamo Figli”. A cosa fa riferimento il titolo del disco? ''Noi non siamo figli perché: noi, racchiusi in quel decennio che separa i ventenni dai trentenni, siamo veramente figli di nessuno, e spesso e volentieri ci perdiamo, ci perdiamo e speriamo che qualcosa possa cambiare, anche se un po’ la colpa è anche nostra perché siamo una generazione con le spalle un po’ troppo strette...''. Questo secondo album è un concept che, nei dieci brani che lo compongono, narra le storie degli abitanti di una città immaginaria che, com’è stato anche scritto da qualche parte, molto ricorda la realtà. Come vi è venuta questa simpatica idea? ''La città immaginaria sarebbe la nostra cara Italia, che in un momento così buio e nero abbiamo cercato di colorare un po’. Il quadro generale ed attuale così ridicolo ed assurdo ha fatto scaturire in noi la voglia di raccontarlo proprio come se fosse un paese immaginario, uno strano paese tipo L’isola Che Non C’è, abitato da gente molto molto strana''. In alcuni brani ci sono richiami più immediati che fanno pensare a personaggi reali che vi hanno ispirato (come ad esempio in “Gianni”, che per alcune frasi melodiche, alcune inflessioni certamente volute del cantante e altri piccoli dettagli fanno venire in mente Gianni Morandi, e poi giunge il video a confermare il tutto), ma ci sono molti brani che non hanno collegamenti così immediati: chi vi ha ispirato maggiormente durante la composizione dell’album? ''Le storie raccontate nel disco fanno riferimento a persone che ci circondano, chiaramente estremizzate per cercare di trasportare i vari personaggi in un contesto che più o meno riguarda tutti, ad esempio credo che ognuno di noi conosca una “Donatella” oppure un “Pieralberto”, fino ad arrivare al mitico e splendente “Gianni” che senza dubbio conoscono tutti. L’idea è stata quella di cercare un modo per fotografare la nostra generazione, la generazione dei trentenni di oggi disillusi, e con un futuro abbastanza incerto da creare una certa insicurezza, caratteristica che accomuna tutti i personaggi che compongono il disco''. E per quanto riguarda “Donatella”, l’ultimo singolo uscito proprio in questi giorni, cosa potete dirci? C’è un messaggio particolare che volete lanciare attraverso questo brano? ''“Donatella” è un brano molto diretto che rispecchia un po’ la pazzia (in senso buono) della nostra generazione; in questi giorni è uscito proprio il videoclip (la cui anteprima esclusiva è stata affidata al magazine Impatto Sonoro), che rappresenta la pace di una ragazza ritrovata in una boccetta di psicofarmaci. Colgo l’occasione per ringraziare Mapy che ha interpretato Donatella e Saiara Pedrazzi che ha curato la regia, le riprese ed il montaggio''. In tutto il disco, sotto il sapiente velo del sarcasmo, si possono scorgere (spesso in maniera molto chiara) riflessioni o provocazioni sulla società odierna, in particolare su usi, costumi o atteggiamenti diffusi. Da sempre c’è un dibattito tra chi pensa che con l’arte, quindi anche con la musica, si possa cambiare il mondo, e chi crede che al massimo lo si possa rendere più piacevole. Voi che ne pensate a riguardo? ''La musica e l’arte in genere hanno sempre cambiato il mondo: il compito di chi è sul palco è quello di lanciare un messaggio, e questo messaggio è quello che fa la differenza tra il rock, il pop e il punk e quindi tra i vari movimenti che poi fanno le generazioni e le epoche''. Il vostro genere è decisamente “da palcoscenico”: come vi preparate prima di un concerto? ''Ogni concerto è una storia a sé: in genere noi ci prepariamo con un paio di buone medie ahahaha! E poi di fronte al pubblico tutto prende forma''. Come abbiamo detto, da poco state promuovendo il singolo di “Donatella”. Sapete già dirci cosa ci aspetta dopo? Cosa faranno gli Zocaffe nel 2014? ''Stiamo già lavorando al terzo disco, siamo in fase di scrittura e stiamo lavorando per tirare giù nuove idee. Come si suol dire: “si batte il ferro finché è caldo”''. Sicuramente molti lettori vorranno adesso ascoltarvi e, speriamo, acquistare il vostro disco. Come possono fare? ''Siamo presenti su tutti i social network per ascoltarci, ad esempio www.souncloud.com/zocaffe o www.facebook.com/zocaffe, invece, per acquistare i nostri dischi, si può fare su iTunes, a questo link: https://itunes.apple.com/it/album/noi-non-siamo-figli/id617621308''. Grazie per questa intervista. Alla prossima. (Doriana Tozzi)