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08/02/2022   TRAIT D'UNION
  ''Contribuire a formare persone sensibili e giovani attenti al rispetto e all’amore vero...''

Ciao, spiegateci meglio il vostro interessante progetto. ''Il progetto si chiama “Raccontami una donna” ed è nato con l’intento di avvalersi della collaborazione di realtà diverse, quali i centri anti-violenza, il Comune di Brescia, la Provincia e associazioni culturali. L’aspetto trasversale che accomuna tutti i momenti dell’evento è il potere del racconto nella lotta contro le discriminazioni che agiscono nei confronti delle donne. Per riflettere sul tema e a strutturare i momenti dell’evento ci siamo incontrati nel periodo pre-lockdown con persone che, specializzate in materie diverse, ci hanno offerto disponibilità e contributi utili a considerare il tema nelle sue diverse sfaccettature, tra queste: violenza contro le donne, discriminazioni contro le donne transessuali, storia della musica, filosofia della narrazione. La finalità del progetto è quindi quello di operare una sensibilizzazione rispetto al tema delle discriminazioni verso le donne e, con la forza della musica e della lettura coinvolgere più gente, enti e associazioni per un aspetto solidale e di supporto. Noi possiamo fare poco, molto poco rispetto a quello che si dovrebbe: la musica e l’arte, però, potrebbero contribuire a “formare" persone sensibili e giovani attenti al rispetto e all’amore vero''.

Esattamente come è nata la vostra iniziativa? ''E' nata da un’idea di un gruppo di amici a noi molto vicini che fanno parte dell’associazione culturale “La Fionda”. Insieme avevamo organizzato il palco della “Festa della musica” nel nostro quartiere. L’evento di carattere musicale era organizzato con l’Associazione Festa della Musica, che in quella edizione del 2019 aveva dedicato un ampio spazio al tema. Ne abbiamo parlato tra di noi e in un “battibaleno” siamo partiti con grande entusiasmo. Abbiamo pensato ad una serie di eventi da proporre nei teatri della provincia: uno spettacolo coinvolgente, con attori e musicisti. Devo dire che il percorso è stato molto travagliato. Non solo la pandemia ma anche una serie di fuoriusciti dal gruppo, ci ha creato qualche problema''.

Eseguite brani che parlano di violenza, e che oltretutto siano cantati da donne: è stato un lavoro lungo di ricerca? Sono rimaste fuori ulteriori canzoni? ''E' stato il primo passo. Abbiamo passato al setaccio circa 180 pezzi. Tra i più svariati, conosciuti e non. Spesso il nostro piacere e parere musicale ha lasciato spazio a testi crudi, incredibilmente carichi di emozione e a vicende vissute dalle protagoniste. La ricerca dei testi ha fatto la differenza. Tante canzoni non sono entrate in lista e alcune meritavano di entrare ma l’obiettivo era quello di non appesantire troppo lo spettacolo. Vogliamo prendere per mano lo spettatore e simulare emotivamente con lui un percorso che va dalla violenza sia fisica che psicologica, passare poi alla consapevolezza di essere viva, di essere donna libera, e quindi in fondo la luce, la rinascita, una nuova vita, un nuovo mondo. La scelta dei brani era troppo importante e quindi abbiamo dedicato a questo tanto tempo''.

Se l’attuale situazione pandemica dovesse finalmente migliorare in maniera sensibile, intendete coinvolgere nel progetto le scuole medie e superiori della provincia di Brescia. Pensate che occorra sensibilizzare all’argomento anche ragazzi così giovani? ''Sarebbe bellissimo riuscire a proporre “Raccontami una donna” nelle scuole: è una richiesta che ci è stata fatta alla fine del nostro primo concerto. In sala, alla prima, c’erano ragazzine e ragazzini, figli/e di amici. All’inizio i genitori erano particolarmente preoccupati per i contenuti e per i video con le traduzioni che proiettiamo in contemporanea ai pezzi. La cosa bella è vedere contenti sia i genitori che i figli perché il messaggio viene compreso. La consapevolezza che nella violenza c’è qualcosa di sbagliato arriva a segno. Noi crediamo che sia un percorso importante e utile. Presenteremo alle varie direzioni didattiche della provincia di Brescia e al provveditorato il progetto “Raccontami una donna”. In questo momento la pandemia frena un pò i nostri entusiasmi. Ma c’è tempo''.

Raccontateci un po’ a riguardo di “Aromatica”, l’unico brano inedito dello spettacolo... ''“Aromatica” è un pezzo che ci piace molto. È nato casualmente. Stavamo riflettendo sul tema della violenza nelle donne ma volevamo anche figurare questa donna che, dopo avere donato tutta la sua vita al partner, si rende conto di voler cercare la libertà: una nuova vita, una nuova donna. La sua forza è il comune denominatore. La sua voglia di vivere e la sua ricerca ostinata continua dell’amore vero. Così però senza sviolinate, senza romanticismo. Che voglia ha una donna che ha subito per tutta la sua vita, dopo avere donato tanto, di tornare Romantica? È bastato mettere la “A” di negazione davanti a Romantica. Così è nata “Aromatica”''.

L’incasso dei vostri spettacoli è destinato ai due centri anti-violenza “Butterfly” e “ Casa delle donne”: come li avete scelti? Conoscevate già le loro attività? ''Il centro anti-violenza “Butterfly” e “La casa delle donne” sono i due centri accreditati dalla Regione Lombardia del comune di Brescia. Li abbiamo conosciuti durante il percorso. Abbiamo chiesto loro la disponibilità di un incontro per confrontarci e abbiamo trovato un mondo incredibile fatto di passione, forza e sensibilità. Queste tante donne volontarie ci hanno sorpreso. Siamo contenti di provare ad aiutarle. Noi, i coristi e le attrici non percepiamo nessun compenso perché nei due nostri spettacoli fatti in città tutto l’incasso va a loro: è poca roba ma speriamo che il messaggio che cerchiamo di trasmettere li aiuti almeno un po'. Abbiamo trovato amici, piccoli imprenditori che ci hanno aiutato pagandoci le spese per permettere di raccogliere i contributi degli spettatori''.