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12/09/2025
PINK FLOYD
Per il 50esimo anniversario il capolavoro ''Wish you were here'' torna in versione deluxe

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12/09/2025   PINK FLOYD
  Per il 50esimo anniversario il capolavoro ''Wish you were here'' torna in versione deluxe

I PINK FLOYD hanno annunciato la riedizione del loro album epocale “Wish You Were Here” del 1975 che, a 50 anni dalla sua uscita, suona ancora intenso e vitale come allora, meritando di essere celebrato e approfondito. La speciale edizione per l’anniversario, “Wish You Were Here 50”, in uscita il 12 dicembre per Sony Music, consentirà ai fan, per la prima volta, di immergersi più a fondo in un momento cruciale della storia dei Pink Floyd. La raccolta “Wish You Were Here 50” offrirà una nuova e appassionante prospettiva su uno dei dischi più iconici e amati della band. L’edizione celebrativa include diverse rarità: al centro di questa speciale raccolta si trovano 6 versioni alternative e demo inediti che presentano l’ottavo album in studio dei Pink Floyd in una veste completamente nuova.

Da oggi, venerdì 12 settembre, è disponibile una prima registrazione demo inedita di “Welcome to the Machine”, originariamente intitolata “The Machine Song”. Più breve rispetto all’epica versione definitiva, “The Machine Song (Demo #2, Revisited)” offre ai fan un’anteprima di ciò che li attende in “Wish You Were Here 50”. Tra le altre rarità da studio in uscita, figurano “The Machine Song (Roger’s demo)”, il primo demo casalingo che Roger Waters presentò originariamente alla band, un mix strumentale inedito di “Wish You Were Here” che mette in risalto la pedal steel guitar di David Gilmour e, per la prima volta, una versione completa di “Shine On You Crazy Diamond (Pts. 1-9)” che unisce le due parti del brano in un nuovo mix stereo realizzato da James Guthrie.

“Wish You Were Here 50” verrà pubblicato in vari formati: 3LP, 2CD, Blu-ray, digitale e cofanetto deluxe. Da oggi è disponibile il pre-order: https://bio.to/PFWYWH50. L’edizione digitale comprenderà l’album originale del 1975 con un nuovo mix in Dolby Atmos realizzato da James Guthrie, collaboratore dei Pink Floyd fin dal 1979 con “The Wall”. Include inoltre 25 brani bonus composti da 9 rarità da studio e 16 registrazioni dal vivo realizzate dal celebre bootlegger Mike Millard al concerto dei Pink Floyd alla Los Angeles Sports Arena del 26 aprile 1975 (qui pubblicate ufficialmente per la prima volta).

L’audio dal vivo è stato accuratamente restaurato e rimasterizzato da Steven Wilson. L’edizione Blu-ray permette inoltre ai fan di vedere 3 dei filmati proiettati nei concerti del tour del 1975, oltre a un cortometraggio di Storm Thorgerson. I formati 3LP e 2CD includono l’album originale e le nove tracce bonus da studio. Il cofanetto deluxe contiene tutto il materiale su 2CD, 3LP (in esclusivo vinile trasparente) e Blu-ray, oltre a un quarto LP in vinile trasparente, “Live At Wembley 1974”, una replica del singolo giapponese 7” “Have A Cigar” / “Welcome To The Machine”, un libro cartonato con fotografie inedite, un comic book con il programma del tour e un poster del concerto di Knebworth. Su PinkFloyd.com saranno disponibili il merchandise esclusivo per il 50° anniversario e alcune edizioni limitate.

“Wish You Were Here” è da decenni una presenza costante nelle classifiche dei migliori album di tutti i tempi. Il disco, multi-platino e arrivato al #1, fu il primo dei Pink Floyd a raggiungere la vetta delle classifiche su entrambe le sponde dell’Atlantico, diventando il loro album venduto più rapidamente. Nel 1973 “The Dark Side of the Moon” aveva portato i Pink Floyd da nuova band britannica di grande successo a uno dei più grandi gruppi rock del pianeta. “Wish You Were Here” rappresentò la potente risposta della band alla loro nuova fama mondiale. Con l’elegia in più parti “Shine On You Crazy Diamond” dedicata a Syd Barrett, l’ipnotica “Welcome To The Machine”, la graffiante “Have a Cigar” con la sua immortale battuta «Ah, a proposito, chi è Pink?» cantata non da Waters o Gilmour ma dal non-membro della band Roy Harper, e l’immancabile title track, “Wish You Were Here”, è senza dubbio una delle uscite discografiche più importanti nella storia della musica popolare.

I temi dell’assenza, dell’isolamento, della caducità e della critica all’ipocrisia dell’industria musicale trovano espressione nella celebre copertina dell’album. I giochi visivi ideati da Storm Thorgerson e Aubrey “Po” Powell dello studio Hipgnosis restano ancora oggi immagini iconiche e immediatamente riconoscibili. Ricordando quell’epoca, Aubrey “Po” Powell ha detto: «Negli anni Settanta, le copertine degli album erano importanti quanto la musica, perché la copertina aiutava a vendere il disco. I negozi di dischi esponevano 10.000 immagini diverse nelle buste dei vinili, quindi quello che facevamo doveva sembrare diverso e distinguersi tra la folla. Ricordo di essermi girato verso Storm e di avergli detto: come facciamo a dare fuoco a un uomo? Perché a quei tempi non esisteva un modo digitale per farlo. Lui mi disse: Po, dovrai semplicemente farlo davvero. E così fu. Bisogna ricordare che i Pink Floyd erano l’unica band della EMI e della Capitol Records che aveva i diritti creativi – per quanto riguarda le copertine degli album – oltre ai Beatles. Per questo ci veniva permesso di fare ciò che volevamo. Era fantastico. Nello stesso modo in cui i Pink Floyd erano una band molto creativa all’epoca, anche gli Hipgnosis lo erano. Eravamo determinati a mantenere viva quell’immagine astratta ed enigmatica, ed è così che siamo riusciti a farlo per i Pink Floyd».

Nel 2025 il sostegno appassionato e il fascino che circondano la musica dei Pink Floyd restano intatti. La versione restaurata del loro rivoluzionario film del 1972 “Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII” ha sbancato i botteghini di tutto il mondo, l’album dal vivo è entrato direttamente al #1 della UK Albums Chart, segnando il primo disco in vetta nel Regno Unito in undici anni e il settimo nella loro carriera (in Italia all’#1 delle classifiche TOP OF THE MUSIC FIMI/GfK Italia “ALBUM & COMPILATION” e “CD, VINILI E MUSICASSETTE”). Il film è stato acclamato dalla critica e dal pubblico a livello internazionale, con The Guardian che lo ha descritto come «un ritratto ipnoticamente singolare di una band sull’orlo della grandezza».