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22/11/2025
21/11/2025 QUEEN
''A night at the opera'', l'album capolavoro di ''Bohemian rhapsody'', compie 50 anni: ecco la sua storia
''A Night at the Opera'' è il quarto album in studio dei Queen, pubblicato per la prima volta in LP il 21 novembre 1975.
L'album fu registrato in diversi studi di registrazione in un periodo di quattro mesi nel 1975. Include materiale molto complesso dal punto di vista della produzione con vasto impiego di sovraincisioni, e che abbraccia un ampio ventaglio di stili musicali, come ballate, music hall, dixieland, hard rock e rock progressivo. Oltre al loro abituale equipaggiamento, i Queen ricorsero anche a diversi strumenti quali contrabbasso, arpa, ukulele, banjo ed altro.
Alla sua pubblicazione, l'album raggiunse la vetta della classifica britannica, e la posizione numero 4 nella Billboard 200 statunitense, diventando il primo disco di platino della band negli Stati Uniti. Le vendite mondiali complessive del disco superarono i 6 milioni di copie. L'album produsse inoltre il singolo dei Queen di maggior successo nel Regno Unito, ''Bohemian Rhapsody'', primo numero 1 in classifica per il gruppo e uno dei brani più celebri e venduti nel mondo.
Sembra incredibile, ma ''A Night at the Opera'' ricevette recensioni contrastanti dalla stampa musicale: i critici lodarono comunque le raffinate tecniche di produzione e la varietà di stili musicali in esso contenuti, oltre a riconoscere l'importanza dell'album come l'opera che fece definitivamente diventare i Queen delle superstar. Nel 1977, il disco ricevette due nomination ai premi Grammy nelle categorie "Best Pop Vocal Performance by a Duo, Group or Chorus" e "Best Vocal Arrangement for Two or More Voices". A posteriori, l'album è ora considerato il capolavoro dei Queen, e uno dei migliori dischi della storia del rock. Nel 2018, è stato ammesso nella Grammy Hall of Fame.
Nel 2020 l'album è stato inserito alla posizione numero 128 della lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone. Il disco compare inoltre nel volume 1001 Albums You Must Hear Before You Die. Il precedente album dei Queen, ''Sheer Heart Attack'' (1974), era stato un successo dal punto di vista commerciale e aveva reso nota la band al grande pubblico, grazie al singolo ''Killer Queen'' arrivato in seconda posizione nella Official Singles Chart britannica, e al numero 12 negli Stati Uniti. Tuttavia, nonostante il successo riscosso, all'epoca la band era in crisi. La causa era largamente da imputarsi a un accordo da loro sottoscritto che li impegnava a incidere album per una società di produzione che poi vendeva l'opera a una casa discografica. Questo significava che i Queen entrarono in possesso solo di una minima parte di quanto da loro effettivamente guadagnato con le vendite dei dischi, situazione che Brian May descrisse con queste parole: «Probabilmente la peggior cosa che abbiamo mai fatto». Le loro finanze erano in così cattivo stato che a Roger Taylor fu chiesto di non "pestare" troppo forte sulla sua batteria, per non dover ricomprare troppo spesso le bacchette. A John Deacon, che di recente si era sposato, venne negata dal management dei Queen la richiesta di un anticipo per comprarsi una casa.
Questa crescente frustrazione portò Freddie Mercury a scrivere canzoni come ''Death on Two Legs (Dedicated to...)'', che servì da brano d'apertura di ''A Night at the Opera''. Successivamente, la band negoziò un nuovo accordo con la EMI-Trident e decise, con l'assistenza del loro avvocato Jim Beach, di cercarsi un nuovo manager. In un primo momento presero in considerazione l'idea di assumere Peter Grant, all'epoca manager dei Led Zeppelin. Grant credeva che la band avrebbe firmato per la Swan Song, l'etichetta degli Zeppelin, e suggerì ai Queen di andare in tour per rimpinguare le loro finanze. Tuttavia, il gruppo temeva che Grant avrebbe favorito i suoi clienti principali, i Led Zeppelin, e così i Queen contattarono al suo posto John Reid, il manager di Elton John. Reid accettò la proposta, e poi disse al gruppo di "andare in studio ed incidere il miglior album in assoluto che potessero fare". Nel 1990, May disse a BBC Radio 2: «Per ''A Night at the Opera'' siamo tornati alla filosofia di ''Queen II''. Eravamo fiduciosi perché avevamo avuto un certo successo. Ma eravamo anche quasi disperati, perché a quel punto eravamo totalmente in bancarotta. Sapevamo di aver registrato dischi di successo, ma non avevamo mai ricevuto alcun rimborso o ricavo e se ''A Night at the Opera'' non si fosse rivelato un successo enorme, penso che saremmo semplicemente scomparsi da qualche parte in fondo all'oceano. Quindi stavamo facendo questo album sapendo che era in gioco l'esistenza stessa della band... ognuno di noi voleva singolarmente realizzare il nostro potenziale come scrittori, produttori e tutto il resto».
L'album è considerato da larga parte della critica e dei fan dei Queen come il lavoro più rappresentativo della band inglese. Venne registrato in diversi studi: Sarm, Roundhouse, Olympic, Rockfield, Scorpio e Lansdowne Studios, nel Regno Unito. Venne pubblicato in Gran Bretagna dalla EMI e dalla Elektra Records negli Stati Uniti, per poi essere pubblicato nuovamente negli USA dalla Hollywood Records nel settembre 1991. Fu il primo disco dei Queen a cui fu assegnato un disco di platino. Raggiunse la quarta posizione nella classifica statunitense, ed è anche stato certificato come triplo disco di platino (tre milioni di copie vendute) nel medesimo paese. Il disco ha venduto oltre 6 milioni di copie nel mondo. Il titolo dell'album, insieme a quello del seguente ''A Day at the Races'' (1976), è ispirato a due omonimi celebri film dei fratelli Marx, noti in Italia con i titoli tradotti di ''Una notte all'opera'' (1935) e ''Un giorno alle corse'' (1937). I due album dovevano inizialmente essere pubblicati insieme come album doppio (progetto a cui teneva tantissimo soprattutto May); la casa discografica, tuttavia, ritenne più prudente pubblicare i due lavori indipendentemente per contenere i costi, visto che l'album fu uno dei più costosi a causa delle grandi sperimentazioni (vista anche l'atipicità dei contenuti musicali, che non davano certezze sul successo di vendite). E invece, dopo 50 anni, siamo ancora qui a parlarne.