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EINSTURZENDE NEUBAUTEN   "Live Teatro Colosseo Torino 03-06-2011 "
   (2011)

Quello di stasera è il cosiddetto concerto che “merita”. Uno di quei concerti per il quale vale la pena di vincere la cronica stanchezza e pigrizia, nella consapevolezza che, alla fine, rimarrà qualcosa. È questo che accade quando sul palco salgono gli Einsturzende Neubauten. Pochi mesi fa ci siamo recati a Parma per assistere ad un concerto di Blixa Bargeld, storico leader dei berlinesi, impegnato in una performance con Alva Noto, eclettico strumentista che da qualche tempo collabora con la straordinaria voce dei Neubauten. La pochezza e (diciamolo) la mediocrità dello spettacolo offerto al Teatro Regio di Parma non ci hanno indotto, tuttavia, a rinunciare al concerto di stasera, ben consci che quando la sigla è EN la qualità musicale e l’intensità della performance sono difficili da eguagliare; insomma è proprio un’altra cosa. Inventori di un genere musicale che poi tutto il mondo incominciò a chiamare industrial, gli EN hanno da poco festeggiato i trenta anni di attività sui palchi di tutta Europa. Inventori, ma anche innovatori di loro stessi, gli EN non si sono fermati a quella trovata musicale che fu l’esordio di “Kollaps” (1981), ma hanno reso sempre più attuale e moderno l’industrial, rendendolo a tratti più ascoltabile ed accessibile, ed a tratti più raffinato. Gli Eisturzende Neubauten fanno l’ingresso sul palco del Teatro Colosseo quando sono da pochi minuti passate le 21.30. Tutti impeccabili in eleganti vestiti neri (ad eccezione di Alexander Hacke che si presenta già in canottiera bianca, imbracciando il basso elettrico) sono capitanati da Blixa Bargeld (scalzo, come da copione) cui segue l’inossidabile N.U. Unruh (rumari vari), Ash Wednesday (tastiere), Rudolf Moser (percussionista e rumorista aggiunto) e Jochen Arbeit (chitarra). L’inizio del concerto è, da subito, pregevole con “The garden”, ovvero la migliore traccia di “Ende nue”. Quello di stasera è un inizio soffuso e quasi sinfonico; il pezzo che ha l’onere di aprire le danze si presenta assai melodico ed estremamente orecchiabile, risultando il punto sonoro più lontano dagli esordi di “Kollaps”. Districarsi tra i titoli che propongono i tedeschi non è affatto facile. Tuttavia, un ricordo particolare lo si deve conservare per “Let’s do it a dada”, ovvero il punto di arrivo musicale degli attuali EN. Osservare la band tedesca all’opera è qualcosa di speciale perché lo spettacolo offerto è talmente particolare e “diverso” da non poter essere paragonato a quello di nessun altro gruppo. Il brano, contenuto in “Alles wieder offen” (2007) è uno dei vertici della band, l’esempio di come una grande band riesca, anche dopo trenta anni di attività, a migliorarsi pur mantenendo i connotati musicali che ne hanno fatto una leggenda. Praticamente è impossibile rimane impassibili o fermi durante l’esecuzione del pezzo: Blixa Bargeld detta i tempi alla band che si sente, in risposta, libera di lasciarsi andare. È rumore e melodia allo stesso tempo, è grinta e voglia di gridare, sono sette minuti che volano via come in un batter d’occhio. Gli EN hanno elevato ad arte il rumore industriale. Giocano con gli strumenti tra i più disparati (e disperati, forse è il caso di aggiungere). Su tutti spicca N.U. Unruh, capace di utilizzare tutto ciò che sia capace a produrre un suono; frese, trapani, tubi, putrelle (oggi, invero, non siamo stati deliziati del carrello della spesa!), sono strumenti consueti per un loro concerto, ma semplicemente inconcepibile per tutti gli altri. Per quanto riguarda il leader, invece, c’è poco da aggiungere, se non il ribadire quanto le corde vocali di Blixa Bargeld siano capaci di toni bassissimi, fino ad arrivare ad acuti inimmaginabili (è probabilmente la voce più sottovalutata di tutto il panorama musicale contemporaneo!). Chi scrive ritiene “Perpetuum mobile” uno dei vertici assoluti di casa Neubauten. L’album del 2004 sembra risolvere in pacatezza l’irruenza dei primi anni di attività, regalando un lavoro davvero delizioso. Ogni esecuzione sembra essere direttamente concatenata all’altra, quasi a creare una sorta di concept album (almeno sonoro). Ebbene, della serata odierna l’estratto che ci piace ricordare è proprio la canzone che offre il titolo all’album: i sei Neubauten sono abili a creare un’atmosfera particolare in tutto il teatro: tutto è calma e pace fino all’arrivo di quel piccolo ed inconfondibile acuto di Bargeld che, come per magia, spezza l’incantesimo. Altri due brani perfettamente riusciti e tratti dal recente “Alles wieder offen” sono “Von Wegen” e “Nagorny Karabach”. Il primo si apre con gli assoli sonori di Bargeld che si schiaffeggia il viso utilizzandolo come una sorta di percussione ed il secondo è il pezzo più raccolto dell’album (ed oggi dell’intero concerto): risposta del pubblico entusiasta. Tra le migliori canzoni di oggi spicca ancora un brano di “Ende neu”. “Installation No.1” è splendidamente martellante ed ossessiva, un viaggio da condurre ad occhi chiusi e testa rigorosamente ciondolante. Tra una canzone e l’altra, Blixa gigioneggia parecchio con il pubblico e con gli altri Neubauten, dimostrando ottime doti recitative. In particolare, durante “Silence is sexy”, realizzata durante i bis finali, Bargeld e Hacke pongono in essere un siparietto esilarante in cui il cantante (con sigaretta in bocca) rimane ad aspettare un “giro di basso” che il collega non gli fa arrivare. Un po’ più di gelo, invece, si avverte quando Bargeld rimprovera di fronte a tutti N.U. Unruh, reo, probabilmente, di non aver inserito con puntualità il suo intervento rumorista. Un piccolo neo per un concerto comunque eccellente. Una gran band che non può avere imitatori di sorta. (Gianmario Mattacheo, foto Silvia Campese)