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RINGO STARR AND HIS ALL STARR BAND   "Live Arena Civica Milano 03-07-2011 "
   (2011)

Pochi minuti dopo le 21.00 la "All Starr Band" esce sul palco, attacca "It don't come easy", uno dei maggiori successi del Ringo post Beatles, dall'omonimo album del 1989 che sancì l'atto di nascita della formula "All Starr". Qualche battuta e si annuncia l'indiscutibile attrazione della serata: "Mr Ringo Starr" che entra di gran carriera e occupa la postazione del front man. Il secondo brano è "Honey don't" di Carl Perkins, già numero del batterista in "Beatles for sale". L'ex Fab ridacchia, scalda il pubblico alla domanda "What's my name?" poi presenta "Choose love" dall'omonimo album del 2005 inciso con i Roundheads. Lanciato lo show il baronetto sale alla batteria e lascia spazio ai membri della band con i loro successi personali: ad inaugurare il turnover è il chitarrista Rick Derringer che propone "Hang on Sloopy", portata in cima alle classifiche americane dai McCoys nell'ottobre 1965. Il testimone passa al multistrumentista Edgar Winter, fratello del bluesman Johnny, che mette sul piatto "Free Ride" da "They only come out at night" del 1972, poi un salto negli eighties al traino dell'altro chitarrista della band, Wally Palmar, che canta "Talking in your sleep" dei suoi Romantics. Dalla sua postazione naturale Ringo si reimpossessa momentaneamente della scena introducendo "I wanna be your man" da "With The Beatles", non nomina mai la band di Liverpool: "I used to do this song with another band I used to be in". L'atmosfera si scalda e forse se ne accorgono le zanzare che banchettano sontuosamente con il sangue dei venuti. I riflettori si spostano sul tastierista Gary Wright che lascia lo strumento per cantare la sua "Dream Weaver", hit del 1976, e poi sul bassista cantante Richard Page, già leader dei Mr Mister, con "Kyrie". Ringo delega al super batterista Greg Bissonette l'onere di ritmare da solo per scendere al centro del palco e presentare "The other side of Liverpool", un brano tratto da "Y not", il suo ultimo album uscito nel 2010, appropriato apripista per uno degli assi che il più simpatico dei Beatles ha nella manica. Ha bisogno dell'aiuto del pubblico per il prossimo numero anche perchè è sicuro che tutti ne conoscano tutte le parole: "If don't, you're in the wrong venue... ah ah!" E quindi: "Yellow Submarine", l'arena canta all'unisono. Poi torna alla batteria per accompagnare lo strumentale "Frankenstein", l'altra hit di Edgar Winter, sempre dall'album del 1972, che l'albino esegue con un synth a tracolla, non senza essersi prima vantato di essere stato il primo a farlo. Liberato dall'immobilità che le tastiere gli impongono percorre il palco in lungo e in largo per poi abbandonare il synth e finire alle percussioni duellando con Bissonette. Terminate le divagazioni è di nuovo il padrone di casa a dirigere le danze con "Peace Dream", da "Y not", il nuovo album autoprodotto dove canta pure McCartney, e "Back off Boogaloo", il singolo del 1972 prodotto da George Harrison in cui il quiet Beatle suonò pure la chitarra. Torna Wally Palmar con "What I like about you", torna Rick Derringer con "Rock & Roll Hoochie Koo" e un eccesso chitarristico finale. Richard Starkey, dalla batteria, scherza con tipico humor inglese, canta "Boys" che Luther Dixon e Wes Farrel scrissero per le Shirelles e che i Beatles inserirono nel primo album "Please Please me". Tornano Gary Wright con "Love is alive" e Richard Page con la toccante "Broken Wings". Ringo gli dice che si ricorderà di Milano perchè l'ha cantata benissimo. Ci si avvia al gran finale: Starr abbandona definitivamente il suo strumento e scende in prima linea, inanella in sequenza: "Photograph" da "Ringo" del 1973, in cui ebbe il merito di riunire seppur non contemporaneamente gli altri tre, "Act naturally", il successo country and western scritto da Morrison-Russell per Buck Owens, ultima cover registrata dai Beatles e inserita nell'album "Help", "With a little help from my friends" da "Sergeant Pepper Lonely Hearts Club Band". E' in forma smagliante a dispetto dei suoi quasi 71 anni, la silhouette è perfetta, salta e batte le mani con l'agilità di una cheerleader. E per concludere, a conferma del tema "Peace & Love" di cui il tour porta il nome, un omaggio a John Lennon: "Give peace a chance". Il batterista dei Beatles saluta e lascia il palco mentre la "All Starr Band" sta ancora suonando. Sono le 22 e 50. Niente bis. (Andrea Fabbris)