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THE ROLLING STONES   "Live San Siro Milano 11 luglio 2006"
   (2006)

Milano, S.Siro. Ancora una volta. Ancora gli Stones. Così come nel 2003 ci si chiede se lo spettacolo dell’11 luglio sarà l’ultimo della band. Una domanda che i detrattori continuano a porre da almeno tre lustri, per essere puntualmente e con forza smentiti dai quattro vecchi rock&roller. S.Siro non è certo un teatro indimenticabile. Non è l’arena più suggestiva che si possa immaginare. Tuttavia è quanto di più rock si adatti ad uno spettacolo Stones. E allora si parte. Rock. Le attese sono (ovviamente) molte; non solo per vedere gli eroi di molti e di molte generazioni, ma anche perché il tour 2006 presenta dal vivo uno degli album più trascinante scritto dai Rolling Stones da almeno 20 anni. Tuttavia, la scaletta dimostrerà (purtroppo) che l’attenzione riservata a “Bigger bang” non è stata molta, concedendo al pubblico solo poche canzoni tratte dall’album del 2005. Ma andiamo con ordine. La prima nota impossibile da tralasciare è che il pubblico è ancora caldissimo per la finale di calcio disputata dall’Italia (molte le bandiere e altrettanti i cori). I Rolling Stones lo sanno e, un po’ ruffianamente, non si risparmiano nell’elogiare gli azzurri. Il primo ad entrare è Charlie Watts; quasi in sordina (nel suo stile) e si posiziona comodamente all’ombra dei suoi tamburi che tanto ha accarezzato in più di quaranta anni di carriera. Poi Ron Wood (reduce da una cura disintossicante): poi l’ovazione generale per Keith Richards, salutato dai fans che tirano più di un sospiro di sollievo, dopo aver temuto di perdere il loro idolo a seguito di una caduta da una palma! Poi Jagger… E, come si diceva sopra: il rock. Per non rischiare un’accoglienza non fragorosa, ad aprire è un superclassico come “Jumping jack flash”. Uno di quei brani talmente classici ed identificativi di una band, che ti aspetteresti solo per i bis finali. Sì, insomma, i Rolling Stones iniziano proprio dove avevano finito nel 2003, quando l’ultima canzone proposta fu quella “Jumping jack flash”, inno assoluto di casa Stones. Purtroppo l’acustica in apertura è pessima (si sarebbe “aggiustata” solo in seguito), ma i quattro mestieranti sanno affrontare la non perfezione sonora e proseguono al meglio. Mick Jagger si concede anche il lusso di scherzare sui guai fisici di Richards e sulla vittoria mondiale dell’Italia dicendo che “sia Keith, sia Materazzi hanno avuto problemi di testa, ultimamente”. È ovviamente delirio per i fan (in realtà non si capisce quanti di essi siano lì per gli Stones e quanti, invece, per continuare i festeggiamenti della notte mondiale). È poi il momento dei telefonini quando il gruppo propone “Street of love”, l’iper pubblicizzato singolo di “A bigger bang”. E, come dice l’odiato slogan, “tutto il mondo è intorno a me!!! Alla settima traccia arrivano emozioni altissime con la dolcissima “As tears go by” che viene cantata (ancora molto ruffianamente) in italiano. Ne viene fuori il lato più umano degli Stones; con Jagger impegnato in una lingua che non è la sua e Richards a prenderlo, conseguentemente, in giro! Quando arriva il momento di “Miss You” il palco si sposta ed arriva al centro del campo (quello in cui gioca l’inter, per intenderci) ed i quattro Stones sono accompagnati dal fidato Cuck Leavell e dal Bassista Darryl Jones, in un mini set che propone “Rough justice”, “Under my thumb”, “Honky tonk women” (con la quale i musicisti tornano sul palco principale). E da questo momento lo show si apre per il can can finale. Uno dietro l’altro hit immancabili: dapprima continuando a simpatizzare per il diavolo, splendida perla di “Beggars Banquet”; poi con “Start me up” (da “Tattoo you” 1981); “Brown sugar” (“Sticky fingers” 1971) e, per concludere, “You can’t always get what you want” e l’eterna “Satisfaction”. Rimane il tempo per i saluti finali e per l’ovazione del pubblico, oltre che per i fuochi d’artificio (ah già, siamo ad un concerto degli Stones!) e per l’ingresso sul palco di Del Piero e Materazzi. Ma questo poco importa. Allora, non essendo tra i detrattori della band, non ci rimane che aspettarli alla prossima, qui a S.Siro. (Gianmario Mattacheo & Silvia Campese)