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DEPECHE MODE "Live PalaAlpitour Torino 23-03-24"
   (2024)


VINTAGE VIOLENCE "Live Legend Club Milano 15-03-24"
   (2024)

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BURT BACHARACH   "Live Vittoriale degli Italiani Gardone Riviera Brescia 18-07-2014"
   (2014)

Affrontare una recensione come questa, mi conferma che tutto (o quasi) è possibile nel mondo della musica. Nella mia (relativamente) lunga carriera di mangia-concerti, non mi ero mai trovato così lontano dalle mie radicate ed ineliminabili tendenze musicali. La curiosità di scoprire cose nuove, ed ascoltare anche generi lontani anni luce da ciò che con trasporto sono solito ascoltare e raccontare, mi ha da sempre portato a frequentare live set tra i più disparati. Con stasera, forse ho toccato il vertice. Un ritorno, per chi scrive, questo al Vittoriale di D’Annunzio. Come dimenticare quel concerto di Lou Reed di tre anni fa, quando la leggenda americana metteva in scena un concerto eccezionale, per intensità, scaletta ed interpretazione. Un ricordo che da quel 27 ottobre 2013, non può non portare un po’ di dolore. Ma oggi siamo qui per celebrare lo stile di Burt Bacharach, il grande vecchio affascinante della musica raffinata mondiale. Alle 21.30, l’ottantaseienne americano è salutato con commozione dal pubblico lacustre. Il grande compositore prende posto al pianoforte, dopo avere annunciato che eseguirà un medley di canzoni frutto della storica collaborazione con Dionne Warwick. È questa, molto probabilmente, la parte della carriera che ha dato il più grande successo ad entrambi, e canzoni come “Don’t make me over”, “Walk on by”, “I say a little prayer”, ne confermano un successo costante. Molte di queste canzoni sono degli hit che il pubblico conosce da tempo anche senza collegarle direttamente all’artista americano. Fa sorridere osservare il pubblico guardarsi in faccia, con aria sorpresa e divertita allo stesso tempo, per dirsi “Ah, ma la conosco… ah, ma è sua questa!?!”. Una piccola orchestra, quella di Bacharach, in cui il vecchio maestro si limita a fare il suo compito al pianoforte ed intervenire saltuariamente alla voce, ma senza perdere il comando del palco. È osservato dagli altri musicisti, pronti a reagire alle sue richieste o fare una cambio di ritmo, quando necessario. Ogni membro della band, dai coristi, alla violinista, per passare al batterista ed alla sezioni fiati, sono ottimi strumentisti che si fanno apprezzare negli assoli del caso o, il più delle volte, come semplice ma puntuale accompagnamento. È facile immaginare un’assenza di “pogo” sotto il palco, ma quando il pianoforte di Bacharach inizia ad intonare “Raindrops Keep Fallin’ On My Head”, il compostissimo pubblico del Vittoriale reagisce con un mugolio di compiacimento, ovvero la massima espressione di esaltazione per uno spettacolo come questo. È forse il brano che, meglio di tutti, diverte i paganti, ed in risposta la band ne concede una versione allargata in cui ogni musicista si prende il proprio virtuosismo del momento. Un altro momento che è aspettato proprio da tutti si ha con l’esecuzione di “What’s new pussycat”, “Close to you”, ma soprattutto con “Magic moments”, senza dubbio il frammento concertistico più delicato di stasera. Un paio di citazioni vengono dedicate all’amico e collaboratore Elvis Costello, e quando partono le note di “Painted from memory” il pubblico ascolta uno dei più recenti successi di Bacharach. Il finale è dedicato a quelle canzoni che hanno dato, anche recentemente, nuova popolarità al compositore. Stiamo facendo riferimento a quei brani scritti per le pellicole cinematografiche e, tra queste, si sorride molto alla presentazione ed alla successiva esecuzione di “I'll never fall in love again” (ancora con Elvis Costello, per il film “Austin Powers”). Dopo poco meno di due ore di concerto, Bacharach intende dare un bis al suo pubblico. Dice che, se possibile, sarebbe bello se tutti la cantassero insieme, ed allora ripartono le note di “Raindrops Keep Fallin’ On My Head”. Questa volta è lo stesso Bacharach ad assumersi l’onere di sostenere il cantato principale, lasciando ai coristi il ruolo di backing vocals. Proprio perché più sofferta e sentita, questa versione è decisamente più toccante ed emozionante rispetto a quella proposta ad inizio spettacolo. Tutti in piedi per omaggiare un musicista di gran classe. (Testo: GIANMARIO MATTACHEO - Foto: ADRIANA BELLATO)