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   (2024)


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   (2024)

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EINSTURZENDE NEUBAUTEN   "Live Villa Arconati Bollate 06-07-2015"
   (2015)

Il mio ultimo contatto con il gruppo berlinese risaliva al novembre scorso, quando i Neubauten mettevano in scena, proprio come stasera, “Lament”. Quello romano fu un concerto decisamente particolare, il cui ricordo rimarrà, per sempre, condizionato dal suo epilogo. La caduta dal palco di Bargeld, l’infortunio (serio) alla gamba e la decisione di finire ugualmente lo spettacolo, avevano confermato il grande carattere e la professionalità del leader e della band tutta. Da allora gli Einsturzende Neubauten dovettero annullare molte date del tour, in attesa di un recupero completo di Blixa Bargeld. Medesimo schema, allora, rispetto al concerto romano dell’anno scorso: “Lament” nella sua interezza. Ma, come accade per le grandi band, i copioni (anche quando speculari) non vanno ad inficiare sulla resa dello spettacolo o sulle aspettative per lo stesso. Il pubblico rimane in attesa di godersi le prestazioni dei cinque musicisti e poco importa se la scaletta è già dichiarata alla vigilia. Il contesto di Villa Arconati è assolutamente piacevole e costituisce un’ottima soluzione per eventi live. Un luogo in cui gli spazi sono ideali per grandi eventi e, al tempo stesso, un posto in cui si può apprezzare una gradevole Reggia (invero necessiterebbe di un’importante ristrutturazione), unitamente ad ampi giardini; ideali luoghi per un’ottima attesa (zanzare permettendo). 21.30 ed i tedeschi fanno l’ingresso sul palco, di fronte ad un pubblico comodamente seduto. Non si registra il solito sold out, essendo evidenti ampi settori vuoti… probabilmente il caldo terribile di questi giorni, o la pigrizia, hanno fatto rinunciare ad un’altra serata in compagnia degli EN. “Kriegsmaschinerie” apre il concerto attraverso un coacervo di rumori e distorsioni vari. N.U. Unruh, Alexander Hacke, Jochen Arbeit e Rudolf Moser mettono subito in chiaro che tipo di band rappresentino i Neubauten, mentre Blixa Bargeld si occupa di presentare al pubblico una serie di cartelloni in cui alcuni messaggi sono offerti al pubblico. “Lament” è un concept album che narra la tragedia della Grande Guerra, e la sua rappresentazione live è l’unico modo per apprezzarne (e capirne) realmente la portata artistica, grazie anche al supporto della sezione d’archi, capace di enfatizzare i momenti più epici. Il momento più alto arriva con “Weltkrieg”, ovvero una canzone che, posta ad inizio concerto, esalta le tutte le doti dei cinque Neubauten. I percussionisti/rumoristi della band (N.U. Unruh, Hacke, Moser) si pongono insieme e vicini ad uno strumento percussivo imperioso quanto geniale (made Einsturzende Neubauten, ovviamente), dando vita, per circa quindici minuti, ad un costante, affascinante e seducente martellare: osservare, gomito a gomito, questi maestri percussivi, è indubbiamente il pezzo forte dell’intero concerto. Tra le loro prestazioni, Blixa si limita ad intervenire saltuariamente al microfono, elencando le nazioni protagoniste del primo conflitto mondiale e gli anni dal 1914 al 1918. I Neubuten si presentano in nero con un look piuttosto elegante (se si eccettuano le canottiere di Hacke e Moser), e Blixa Bargeld, incurante del caldo opprimente, non intende rinunciare a giacca, camicia e panciotto (da ammirare solo per il coraggio!!!). Si susseguono le canzoni di “Lament”; da “The Willy – Nicky telegrams”, che vive sul binomio vocale tra Bargeld e Hacke, ad “Armenia”, fino alle tre porzioni del brano che titola l’album. Siamo ancora colpiti positivamente dalla band che ha elevato ad arte il rumore e, all’interno di questo non ripetibile complesso, continuiamo ad essere ammirati dalle performance di N.U.Unruh, ovvero l’uomo che, più di qualsiasi altro, ha ridato un senso al trambusto, modificandolo, plasmandolo, forse arruffianandoselo, ma sicuramente trasformandolo in un qualcosa di diverso e di più completo. Insomma, dai tempi della Berlino Ovest, enclave iper occidentale e trasgressiva in un mondo comunista, il rumore non ha più un’accezione negativa, divenendo (quando salgono sul palco i “Nuovi edifici che crollano”) sinonimo di armonia; un’impresa non da poco se consideriamo che a farlo è una band che annoverava tra gli strumenti di scena anche martelli pneumatici! Le prestazioni di N.U.Unruh e di Rudolf Moser (ma anche di Hacke, divenuto negli anni più percussionista che bassista) assumono stasera un carattere superiore, sottolineando anche il fatto che sono poste in essere in un luglio torrido ed afoso che sfiancherebbe al solo stare fermi, figuriamoci lo sforzo che deve affrontare la sessione rumorista dei Neubauten, costretta a vivere il concerto quasi fosse una lunga ed estenuante lezione di fitness. Ultimi ricordi del concerto per un’eccellente “How did I die”, “All of no man’s land is ours”, ed ancora per “Let’s do it a dada” (extra “Lament” ma pertinente, come sottolinea Bargeld, con il clima ed il senso del nuovo album). Quest’ultimo brano, anche se fa parte della produzione più recente, è diventato un superclassico del gruppo; una canzone che ne scarica la potenza rumoristica e, soprattutto, un pezzo dalla dinamicità assoluta. Questa volta, per fortuna, non ci sono cadute di sorta o infortuni imprevisti. Tutti in piedi ed applausi per i Neubauten. (TESTO: GIANMARIO MATTACHEO - FOTO: GIANMARIO MATTACHEO E NICOLA DE BRITA)