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   (2024)


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   (2024)

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FRIDA BOLLANI MAGONI   "Live Costa di Rovigo 20-07-21"
   (2021)

Alla Festa della Repubblica di quest’anno, Frida suonava “La cura” di Franco Battiato, facendosi conoscere al grande pubblico, che magari si era perso la sua prima apparizione nel programma tv del padre, “Via dei Matti n.0”. La giovanissima (classe 2004) sta improntando un suo percorso personale, nelle rivisitazioni di brani noti; dal vivo, è bello notare che sta ancora giocando, in tutti i sensi (tecnico, espressivo e umoristico).

Si è esibita il 20 luglio a Costa di Rovigo, all’interno della rassegna “Tra Ville E Giardini”, che da 22 anni coinvolge tutta la provincia di Rovigo in estate con un ricchissimo menu artistico. Sebbene fosse in piazza con un pianoforte a coda, sembrava di ascoltarla nella sua cameretta. Ed è questo il bello: si esibisce con la tranquillità che si ha quando si fanno le prove, il pubblico si emoziona, e lei tra un pezzo e l’altro ride, come se niente fosse. Frida ha una voce dolcissima, seppure ogni tanto si sforzi eccessivamente di andare in altissimo (facciamo tutti così a quell’età, pensiamo che più cantiamo in alto e più l’esito sia bello). Avrà tempo di affinare questi dettagli. Ma se vedi due concerti di fila, probabilmente negli stessi brani già ascolterai qualcosa di diverso, ed è un privilegio assistere a questa evoluzione della sua creatività in atto.

Il concerto è durato un’ora e mezza e non se n’è accorto nessuno, pareva avesse appena iniziato quando ha detto: “Scusate, mi sono dimenticata di dirvi che siamo alla fine!”. Una tenerezza smisurata. In questi 90 minuti ha fatto molte “cover”, tra molte virgolette. Perché più che cover, le canzoni, lei, le trasforma in qualcosa di suo, e lo fa passando con nonchalance da “Blackbird” dei Beatles a canzoni recenti come “MR Learn to fly” di Eyal Pik. Ma quel che mi ha colpito di più è stato “Toxic” di Britney Spears. Ve la ricordate? Spesso, anche i musicisti più boriosi ed antipatici (tipo me), che evitano la musica commerciale, riconoscono che quel pezzo della star inglese ha qualcosa di più rispetto agli altri. Ecco, anche Frida se n’è accorta, e infatti al pianoforte ha sviscerato tutto il potenziale blues ed emotivo, che nell’arrangiamento elettro pop dell’originale veniva un po’ nascosto. Per me che suono, è stata come una grossa conferma: qualcuno doveva farlo prima o poi, e l’ha fatto lei!

Ad un certo punto, sale sul palco Albert Eno, voce dei Kismet, che ha pubblicato l’EP solista “Dark’n’Stormy”. Assieme a Frida, con la chitarra ha cantato uno dei propri brani, e una cover… dei Nirvana, “Come as you are”. Sentita alla chitarra acustica, e coi cori di Frida e gli arpeggi di pianoforte, anche questa sembra tutt’altra canzone.

Sceso l’ospite, Frida tornata sola suona “Supreme” di Robbie Williams. Quel brano che a metà cita la melodia orchestrale di “I will survive”. Adatta proprio alla giovane pianista, perché lei già di suo si diverte a collegare brani diversi, per qualche affinità che nota. Ad esempio, inizia con “Whatever will be” di Kama Vardi, e finisce con “Que serà serà”. Oppure parte da “E la luna bussò” di Loredana Bertè, e atterra su “Isn’t she lovely” di Stevie Wonder. Si sente che ha il gusto per lo scherzo. Un’altra sua passione è il vocoder, e la loop station, per creare dal vivo loop vocali. I lacrimoni son scesi giù infatti, quando ha iniziato a cantare “Hide and seek” di Imogen Heap, col vocoder.

Quando, alla fine, Frida annuncia che suonerà “Amazing grace”, inizialmente un po’ l’entusiasmo mi scende. Nulla in contrario a quel brano, ma è talmente inflazionato che, pensavo, ha stancato. Invece… Frida inizia a bighellonare col vocoder, facendo il vocione grosso che fa “Yeah”. All’inizio non si capisce dove vada a parare, e chiede pure scusa ridendo: “Scusate, ma inizia così”. Poi capisci la magia: quella nota con la voce ingrossata, la mette in loop; inizia a cantarci e suonarci sopra normalmente, e quella nota che ha scelto ci sta bene dall’inizio alla fine, dando un senso quasi surreale. Incuriosito, alla fine nel backstage le chiedo come le è venuta quest’intuizione. E lei, senza alcun atteggiamento smargiasso che ti potresti aspettare, risponde invece con naturalezza: “Ho pensato agli spiritual. Alla fine le idee migliori vengono da lì, i musicisti spiritual facevano questi bordoni, e chissà come gli venivano all’epoca”. Sono colpito: amore per la storia della musica, umiltà, bravura e un sacco di voglia di giocare coi classici e la modernità. In serata ha fatto ascoltare un suo inedito in anteprima: se continua seriamente a scrivere più musica propria, la vedremo presto girare tutto il mondo. (Gilberto Ongaro)