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LE ORME & FRIENDS "Live Teatro Alessandrino Alessandria 10-02-24"
(2024)
Se con la mia ultima recensione l’avevo svangata con un po’ di mestiere, raccontando la musica della PFM, con questa devo alzare l’asticella, per scrivere di una musica e di un genere così lontani dalle mie corde.
Ma perché andare a quel concerto, allora? Semplicemente perché la musica vista dal vivo regala momenti speciali e mai banali, e non guasta il fatto che il Teatro Alessandrino è praticamente a un tiro di sputo dall’amata residenza dello scrivente.
Quindi ancora Prog? Ah, mannaggia, proprio così. Io che nasco e mi nutro quotidianamente di Cure, Wave e compagnia cantante, mi ritrovo al cospetto dell’ennesima band di Rock Progressivo, come un bimbo immerso tra i discorsi degli adulti mentre inizia a fare i capricci.
Nel frattempo, non sarà sfuggito al lettore il mio tentativo di guadagnare tempo, non avendo ancora parlato di nulla e, men che meno, dello storico gruppo veneto.
Ok, proviamo a metterci dentro un po’ di serietà. Innanzitutto Le Orme di quest’anno hanno un sapore più ricco, rispetto a qualche tempo fa. E il motivo sta in quel Friends che compare sui cartelloni. Quegli amici rappresentano, di fatto, una reunion di (quasi tutti) i musicisti de Le Orme. Il quasi non è proprio una mancanza da nulla, chiamandosi Aldo Tagliapietra, ovvero la voce storica che non ha accettato l’invito del gruppo per questa festa collettiva.
E allora proviamo a capire chi timbra il cartellino al Teatro Alessandrino: il titolare del marchio è ai tamburi e si chiama Michi Dei Rossi, e poi ci sono Michele Bon (tastiere), Luca Sparagna (voce, basso e chitarra), Aligi Pasqualetto (pianoforte e sintetizzatori), mentre Tony Pagliuca (pianoforte e tastiere) e Tolo Marton (chitarre e voce) entreranno a spettacolo avviato.
La prima parte del concerto, dedicata alle nuove canzoni di “Le Orme & friends”, ovvero un progetto non solo live, ma che si era concretizzato in un triplo lp e doppio cd in studio, parte con una introduzione solo strumentale a cui fa seguito “Acqua di luna”, una delle prove più convincenti della serata.
La voce di Luca Sparagna è il perfetto collante con quel passato forse un po’ difficile da oscurare, ma si presenta senza timori reverenziali con una impostazione non dissimile da quella di Tagliapietra. Il fatto che sia, inoltre, polistrumentista lo rende sempre coinvolto nei molti passaggi solo strumentali del gruppo.
Michi Dei Rossi è chiaramente il capitano del progetto; arzillo e mai domo ai tamburi, si concede anche qualche passerella sul palco, mettendo in mostra una canotta azzurra griffata Italia.
Si ringrazia il pubblico per essere presenti alla serata: “Avete rinunciato a San Remo per essere qui a vedere Le Orme… anche se lo so che molti di voi lo registreranno”. Frase che, da sola, ci fa capire come l’età dei protagonisti non sia esattamente verde (dubito che i ventenni di oggi sappiano cosa voglia dire registrare un programma tv!).
Tony Pagliuca rientra tra le sue Orme per suonare quei brani scritti da lui e relativi all’ultimo sopraccitato lavoro; prima invero, si prende il suo spazio per raccontare cosa siano Le Orme, celebrandone le qualità: “pensate a un gruppo che suona con tre tastiere!…”
Quando, infine, si unisce anche Marton, il suono de Le Orme diventa più rock, indurendosi a scapito delle tastiere, fino ad allora indiscusse protagoniste.
Nel finale “Gioco di bimba” (da “Uomo di pezza”) è la canzone più attesa, prima che gli estratti di “Felona e Sorona” mettano il sigillo al concerto.
Con questi ultimi bis si conclude anche questa mia fatica. Di più proprio non potevo fare. Grande musica questo prog… ma adesso basta, mi devo disintossicare e sporcare un po’... (TESTO E FOTO: GIANMARIO MATTACHEO)