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DEPECHE MODE "Live PalaAlpitour Torino 23-03-24"
   (2024)

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SONIC YOUTH   "Live Spaziale Festival Torino 05-07-2007"
   (2007)

Lo Spaziale Festival, organizzato nell’area dell’ormai affermato Spazio 211 di Torino, rimane uno degli eventi concertistici underground e indie più affascinanti della stagione estiva. Nel tempo abbiamo potuto apprezzare lo sforzo organizzativo che ha portato, sul palco torinese, band di apprezzabili emergenti e artisti più che affermati (Blues Explosion, Motorpsycho, Mogwai, Baustelle), le cui esibizioni hanno trovato un ottimo riscontro da parte del pubblico. È il caso, per esempio, degli Editors (headliner l’anno scorso) che furono preceduti dai simpatici (ma anche bravi) Okgo. Ebbene, torniamo all’attualità. Lo sforzo degli organizzatori quest’anno è stato ancora superiore e ha portato uno di quei nomi che non solo scottano, ma che rappresentano un esempio musicale ed artistico per infinite band, nate a partire dai primi anni ottanta. Se a questo aggiungiamo che il concerto odierno dei Sonic Youth si caratterizza per essere incentrato unicamente su un solo album, è facile comprendere come le aspettative siano veramente alte. Sonic Youth performing “Daydream nation”? Beh, allora è lecito parlare di evento! “Daydream nation” (DGC 1988) mette un po’ tutti d’accordo. Dal fan della prima ora che ama tanto il noise puro (alla “Confusion is sex”, per intenderci), al fan più legato al lato melodico di Thurston Moore/Kim Gordon/Lee Ranaldo/Steve Shelley, e a chi, ancora, non è propriamente un maniaco dei newyorkesi, ma ne riconosce un valore inimitabile nel grande libro della storia della musica. Ecco, in estrema sintesi che cosa vuole dire Sonic Youth e che cosa rappresenta “Daydream nation”. Il quadro sarebbe sufficientemente chiaro se non dovessimo aggiungere che i quattro dal vivo riescono ad essere ancora più incisivi e sanguigni rispetto alla prova in studio, anche se per i sottoscritti album come “Goo” o “Dirty” sono ancora migliori e, forse, rappresentano le vette più alte della loro carriera. Piuttosto amici del capoluogo torinese (qualcuno ci racconta di uno sfortunato concerto tenuto al Parco della Pellerina il 6 luglio 2002, a cui non assistemmo perché impegnati allo spettacolo dei Cure di Robert Smith… cioè ognuno di noi ha le proprie priorità – vedi scheda recensione concerto), i 'Sonici' si presentano in formazione a quattro: ci sono i coniugi Moore, c’è Lee Ranaldo con le sue distorsioni alla chitarra e c’è Steve Shelley a tenere il ritmo con la batteria. Per fortuna non c’è più Jim O’Rourke, e noi consideriamo la sua dipartita come un ritorno alle origini, un ritorno ai Sonic Youth classici. L’unico limite della serata è che, di fronte all’eccezionalità di un evento come quello che stiamo raccontando, le sorprese legate alle canzoni da ascoltare siano inesistenti. Si conosce il tanto osannato disco e, inevitabilmente, si conosce quello che sta per arrivare. L’album in questione ha trovato, proprio quest’anno, una seconda giovinezza e non solo per il singolare tour intrapreso dagli americani, ma anche perché la Geffen ha deciso di ripubblicarlo in formato Deluxe, con alcuni extra e demo (operazioni queste che non ci convincono fino in fondo), rendendo più appetibile ed attuale un disco che, nel 2007, compie le diciannove primavere. Alle 22.00 circa la band fa l’ingresso sul palco. La bassista è posizionata al centro e sussurra le prime parole di “Teen age riot” prima che la voce passi a Moore. Lei è in semplice canottiera e minigonna paiettata brillando di una femminilità assoluta e fuori dagli schemi, mentre Ranaldo e Moore sembrano dei nerds antistar: ci colpisce il colpo d’occhio delle chitarre (circa una ventina) poste dietro i musicisti, a testimoniare come i due siano dei fanatici del proprio strumento e dei virtuosi eccezionali. I momenti più emozionanti si impongono nelle canzoni in cui è la cantante e bassista Kim Gordon a prendere il microfono. È lei la stella del palco; prima incanta con le sue splendide forme, e poi sputa le parole come se fossero veleno. Non c’è melodia, ma infernale magnetismo quando intona “Cross the breeze” e “Kissability”. Mentre siamo in contemplazione della lady sonica, non possiamo non osservare anche quei due chitarristi che emettono i suoni più inimmaginabili dai loro strumenti: si dimenano, si guardano (poco), e sono coordinati come il più perfetto degli orologi svizzeri. Intanto, Shelley è impegnato a guardare continuamente Thurston Moore; non può permettersi di perdere un solo colpo, dovendo replicare alle improvvisazioni chitarristiche dei tre sonici posti davanti a lui. Un altro momento davvero sensazionale della serata arriva con “Trilogy”, quando l’attacco di Thurston Moore è sporco e letale e, successivamente, quando la Gordon chiude la canzone con la medesima energia. Il pubblica grida il nome del gruppo chiedendo, ancora, un po’ di rumore per le orecchie. I quattro non si fanno attendere e concedono qualche brano tratto dalla loro vasta discografia. In queste canzoni i Sonic Youth appaiono più rilassati (è finito “Daydrem nation” e possono tirare il fiato) ed entra un secondo bassista per permettere alla Gordon di muoversi con più libertà. È il momento più emozionante della serata; Kim allarga le braccia e si muove come una ragazzina che ascolta la sua canzone preferita nella cameretta di casa sua. È femminile, è dolce, è grintosa ed è come una donna dovrebbe essere. Quando si esaurisce l’ultimo brano, il pubblico torinese non è timido nel ringraziare i quattro musicisti per l’ottima performance della serata, e loro salutano con gioia ed affetto i presenti, con la spontaneità e la naturalezza di una band debuttante, testimoniando (qualora ce ne fosse bisogno) la loro grande forza live e la straordinaria energia espressa on stage. (Gianmario Mattacheo & Silvia Campese)