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RUSH   "Live Datch Forum Assago 23-10-2007"
   (2007)

Iniziamo la recensione chiedendo umilmente scusa ai fans dello storico gruppo canadese, in quanto il nostro approccio al concerto non è stato come quello dell’appassionato di lunga data, ma come quello del curioso che, quasi neofita, è pronto per il 'battesimo Rush' direttamente con la prova live. Ringraziamo Stefania & co. che ci hanno dato la possibilità di partecipare a questo evento! I canadesi trovano felice connotazione in svariate enciclopedie rock. Heavy metal e progressive rock sono lidi musicali in cui, nel corso della loro pluritrentennale carriera, il trio ha spaziato, ponendosi al vertice in termini di qualità espressa. Non vogliamo ripercorrere le tappe della loro carriera, qui ci basta ricordare che l’appuntamento milanese è anche l’occasione per i Rush di presentare l’ultimo lavoro in studio, quel “Snakes and arrows” che conferma una vena artistica ancora pulsante, 33 anni dopo l’esordio discografico. Per l’unica data italiana del tour, i Rush scelgono il Datch Forum di Assago e, nonostante i prezzi dei biglietti non siano esattamente popolari (non meno di 50 euro), il palazzetto milanese si presenta decisamente riempito da quelli che intuiamo essere storici affezionati del gruppo (le strofe di ogni canzone sono ripetute in coro), unitamente ad alcuni giovani più legati al mondo del metallo pesante (diverse sono le magliette degli Iron Maiden indossate per il Forum). Chissà, se i prezzi fossero stati leggermente meno cari, probabilmente i tre musicisti avrebbero avuto il piacere di suonare di fronte ad un meritato “tutto esaurito”… ma il problema del caro biglietto non riguarda (purtroppo) solo i Rush. I tre, dunque, sono i membri originari: Neil Peart alla batteria, Alex Lifeson alle chitarre e Geddy Lee alla voce, basso e tastiere. La loro fama di essere tra le band dotate di un altissimo senso dello humour non è disattesa dal concerto odierno. Infatti, si aprono numerose finestre sui maxischermi del palco che ci fanno apprezzare quanto ribadito sopra: gag esilaranti spesso anticipano i brani (con tanto di gradita traduzione in italiano) e, sul finale, anche uno stralcio di una puntata di South Park in cui i Rush sono ospiti. “Limelight” ha il merito di aprire lo show, mentre scatta l’ovazione generale. Ci piace, da subito, l’intesa che hanno Lifeson e Lee; i due si avvicinano e si scambiano un’occhiata prima di iniziare a suonare, quasi a volersi dire: “Ok, ci siamo, che lo show abbia inizio”. Quella che abbiamo interpretato come una buona intesa fra i musicisti, verrà ribadita nel corso della serata. I tre suonano realmente insieme, cercandosi e rincorrendosi e facendoci intendere di avere ancora piacere nel suonare insieme. Inutile non pensare alla differenza che cogliamo rispetto al recente show dei Police (vedi scheda recensione concerto): da una parte tre grandi musicisti che non sbagliano un colpo e, dall’altra, una band. I successi dei Rush si susseguono intervallati dai recenti di “Snakes and arrows”. Tra queste ricordiamo la riproposizione delle strumentali “The main monkey business” e “Hope”, nonché “Far cry”, brano che ha avuto l’onere di essere apripista del disco 2007. È uno spettacolo vedere Lifeson passare dalla chitarra elettrica a quella acustica nel corso dello stesso brano; senza interruzione di sorta, il chitarrista passa da uno strumento all’altro, attraverso un piedistallo su cui è posizionata “l’acustica”, salvo tornare a pizzicare “l’elettrica” qualche istante dopo. Geddy Lee (occhialetti alla Lennon) ha un’ottima presenza scenica e la sua voce in falsetto è pulita e carica come negli album in studio. Ripetutamente ringrazia il pubblico “Grazia molte, Thank you very much”, azzardando qualche frase in italiano. Neil Peart (cuffia-copricapo durante tutto il concerto) conferma quanto letto su di lui: è un grande batterista. La sua bravura viene confermata dall’assolo che gli viene riservato. Più di cinque minuti per un autentico virtuosismo, durante il quale la batteria si sposta, si gira, si illumina sotto gli sguardi rapiti dei suoi sostenitori. Dopo un’ora di spettacolo, i canadesi si concedono una lunga pausa (trenta minuti circa). C’è, di conseguenza, spazio per la birra e per il panino, prima dei botti finali. I successi della band non mancano per la seconda parte dello spettacolo: “Distant early warning”, “The spirit of the radio” e “Tom Sawyer” sono alcune delle migliori esecuzioni della serata. Tutti contenti, insomma. Lo è sia il fan che esce dal Datch Forum quasi senza voce, sia il neofita che apprezza una band storica con (ancora tanta) voglia di suonare insieme. E, quest’ultimo, è un dato che nel rock deve essere considerato un imprescindibile valore aggiunto. (Gianmario Mattacheo & Silvia Campese)