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FISH   "Live Estragon Bologna 01-12-2007"
   (2007)

Siamo nel 1979, e nella ridente (?) cittadina di Aylesbury c'è un gruppo di ragazzotti che fa musica. Il nome della band è Silmarillion, tratto da un libro di John Roland Reuel Tolkien, quello de "Il signore degli anelli". Tutto procede stancamente fino a quando non si unisce al gruppo tale Derek William Dick, uno scozzese presto soprannominato Fish perché lui, dall'acqua della vasca da bagno, non vorrebbe proprio uscire mai. Il background del nuovo arrivato? Semplice: aiuto-garagista, studente di selvicoltura (?), impiegato all'ufficio per la disoccupazione, addetto alla manutenzione dei parchi e, dulcis in fundo, boscaiolo. Incoraggiante, no? Capita però che, in barba alle precedenti occupazioni, Fish cambi faccia al gruppo, in tutto e per tutto: perso il "Sil" rimane solo Marillion, e poi (soprattutto) le idee musicali, prima solo abbozzate, trovano magicamente compimento con i versi fantasiosi e "sinfonici" del cantante-stangone (trattasi di 2 metri e 5 centimetri, roba da basket, altro che rockstar!). Quando poi i ragazzi cominciano a suonare dal vivo, si accorgono dell'ulteriore valore aggiunto: il neosoprannominato Fish si dimostra un vero animale da palcoscenico. Capace sul serio di intrattenere, lasciando tutti a bocca aperta. Ricorda un po' Peter Gabriel, è vero, ma anche il primo Bowie, e Marc Bolan, e pure Peter Hammill, e chissà quanti altri. Capita così che nell'ottobre dell'82 la nota emittente Radio One trasmetta un 45 giri dal nome "Market square heroes", che pian piano diventa un successo procurando ai ragazzotti niente di meno che un contratto con la Emi. I due ulteriori singoli ("He knows you know" e "Garden party") scalano le classifiche britanniche, rendendo il primo album "Script for a jester's tear" un grande successo ancor prima d'uscire nei negozi: quando poi uscirà, andrà ancor meglio, arrivando fino al n.7 delle charts UK e sfondando anche all'estero. Il tutto per una musica, ed un album (registrato ai celebri Marquee Studios, tra il dicembre '82 ed il febbraio '83), in piena controtendenza con le mode del momento: si era già nelle atmosfere musicali che avrebbero caratterizzato lo yuppismo degli anni '80, e questi ragazzi se ne uscirono invece con un disco barocco, incentrato su una lunga suite fuori dal tempo, l'omonima "Script for a jester's tear", con le frequenti ed improvvise mutazioni di tempo classiche del progressive anni '70, Genesis (ovviamente) in primis. Ulteriore punto di forza del disco era l'immensa "Forgotten sons", duro brano antimilitarista che diverrà indimenticabile dal vivo, con Fish che imbracciava l'asta del microfono a mo' di fucile, fingendo di sparare sulla folla impazzita. Da allora non sono solo passati tanti, tantissimi anni: è, letteralmente, accaduto di tutto, con il grande successo del gruppo, i milioni di dischi venduti, ed il susseguente addio del leader verso una carriera solista dal successo quanto meno ondivago. Le strade intraprese (Fish da una parte ed i Marillion dall'altra, una volta abbracciato il nuovo vocalist Steve Hogarth) sono state diverse e divaricate, quasi diametralmente opposte: l'ultimo album del gruppo, l'ottimo 'Somewhere else' del 2006, ha addirittura portato il sound della band vicino a lidi imprevedibili, forse più similari ai Radiohead piuttosto che all'epoca-Fish del gruppo. Fish il quale, nonostante abbia anch'egli, nel frattempo, battuto strade varie e divergenti, ha ora preso (per fortuna) il vezzo di ripescare ogni tanto dal proprio passato anche le cose scritte insieme alla ex band. Eccoci quindi arrivati al 2007, ed a questo concerto, tutt'altro che entusiasmante in quanto a presenze (supporters nell'ordine di un centinaio, forse addirittura meno...) ma davvero super in quanto a riuscita della serata. In questo bisogna tessere davvero le lodi dell'Estragon, locale numero uno a Bologna per la musica dal vivo, in quanto a location, sonorità, ed anche (anzi, soprattutto) in quanto a proposte. Alcuni avrebbero giudicato (e magari l'hanno fatto) una specie di salto nel vuoto, l'organizzare un live act di un personaggio come Fish, carismatico finchè si vuole ma non più baciato da un successo accecante. La riuscita della serata ha invece premiato le scelte a volte controcorrente dell'ottimo locale felsineo, nel quale tornare è sempre un piacere per chi ama la vera musica. Dopo 5 anni di assenza il lungo cantante scozzese aveva evidentemente una gran voglia di tornare in Italia, e in occasione del proprio tour mondiale 'CLUTCHING AT STARS’, si è così esibito per tre concerti, a Milano, Roma e appunto in questa serata bolognese. E' stato uno spettacolo intenso e decisamente trascinante, che ha alternato i brani dell’ultimo lavoro fatto da Fish con i Marillion, l'indimenticabile "Clutching at Straws" (del quale quest'anno ricorre il ventennale), con i lavori solisti del vocalist, tra cui l'ultimo, meraviglioso album appena pubblicato, il decisamente consigliabile "13th Star", nel quale il "Pesce" appare davvero in grandissima forma. Alcuni momenti della serata sono stati realmente indimenticabili: dal riuscito "ripescaggio" della vecchia "Clichè" (proveniente dal primo disco solista di Fish "Vigil in the wilderness of mirrors" dell'89) fino alle nuove e convincenti "Dark star" e "Circle line", per arrivare poi al climax assoluto toccato con "Sugar mice", uno dei capolavori assoluti degli anni '80, proveniente appunto dall'ancor oggi validissimo "Clutching at straws" dei Marillion. Una serata, insomma, di grande, grandissima musica. Peccato, come si diceva, per la sparuta partecipazione di pubblico. Mai come in questo caso, ha davvero avuto ragione chi c'era. (Andrea Rossi)