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GIORGIA
Ritorna con ''Niente di male'', il nuovo brano in radio e in digitale da venerdì 18 ottobre

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SENTICHEROBA!
Puntata n.92 dello spazio dedicato alle recensioni di Music Map su #Brioradio curato dal nostro Gilberto Ongaro!

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news - rassegna stampa

01/01/2020   LA TOP 25 DEL 2019!
  I migliori album dell'anno appena trascorso, secondo il nostro ''super redattore'' Manuel Maverna

A salvarci erano invece certe canzoni, il tizio aveva ragione da vendere.

Lo ripeto spesso anche a mia figlia: un disco e una medicina ci salveranno sempre: che sia una medicina che ti cura per davvero o una che ti droga e ti fa staccare la spina quando non c’è più altro da fare.

La musica può essere una medicina fra le tante. Riflessione banale, forse. Ma vera.

Mentre scrivo sto perdendo mia mamma, l’ultima rimasta della mia famiglia di origine.

La fine in diretta, minuto-per-minuto, alla porta accanto, stesso pianerottolo. Assistenza domiciliare e badante, che io sostituisco due ore al giorno e tutto il sabato. O in questo momento, a quaranta minuti dallo scoccare della mezzanotte. Tra quaranta minuti è Natale. La vedo di continuo, mamma. Bevo l’amaro calice in uno stillicidio che non auguro a nessuno, ma che chissà in quanti hanno già vissuto. Ho scelto di regalarle la fine a casa sua, perchè la fine è la più importante, l’altro tizio aveva ragione pure lui.

Mamma trascorre molto tempo a letto, è debole, stanca, fragile. E’ malata. A volte dorme, altre sonnecchia, altre è sveglia e riusciamo ancora a chiacchierare di qualcosa, fingendo entrambi di non sapere, mentre sappiamo benissimo che entrambi sappiamo.

Al pomeriggio, verso le sei e mezza, quando si corica per l’ennesima volta, di solito ci sono io.

“Vuoi dormire? – le chiedo – O vuoi un disco?”. “Disco”, mi risponde immancabilmente, con un filo di voce.

“Springsteen, Julio Iglesias, Abba, Mika?”. Spesso vincono gli Abba, ma vanno bene anche Gaber o Sinatra.

Un disco è una medicina.

Il Disco-dell’-Anno-2019 non so dire se sia il male o se sia la cura, ma ho più di un dubbio.

Tenetevi ben strette le vostre medicine, mi raccomando.

Statemi benone, alla prossima.

Manuel


1. UNOAUNO - "Barafonda"
L'apocalisse è quello che c'è già. Un reality di pura sofferenza con sottofondo di comune malessere. Vorresti far finta di niente, ma esiste, e ti sta inchiodando alla tua croce. Invocazione consapevolmente inutile ad uno dei tanti padri che ti hanno abbandonato. Nessuno risorgerà, nessuno stasera sarà accanto a te, nel Regno dei Cieli o in questo regno minore. E' tempo di morire.
(brano migliore: ''Autobahre'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

2. MEMBRANES - "What nature gives... nature takes away"
Che la classe non è acqua qualcuno lo avrà già scritto, I presume. Settantuno minuti di post-punk, ma di quello vero, che vanta innumerevoli tentativi di imitazione. Roba come non ne fanno più. Un John Robb revenant di lusso squassa mari e monti parlando di scimmie, oceani, corvi e fole assortite. Come ci riesca, resta un mistero. O una questione di qualità.
(brano migliore: ''Black is the colour'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

3. RCCM - "Frasi per tatuaggi"
Social o anti-social, questo è il problema: dacci oggi il nostro male quotidiano. Pensieri (scomodi) e parole (ancora peggio) in un proclama colto quanto basta a indicare possibili vie di fuga. Ciascuna delle quali è presumibilmente un cul-de-sac, chiuso da un muro. Siamo tutti braccati e senza molte speranze, a quanto pare. Non potrebbe andare peggio, o forse potrebbe piovere.
(brano migliore: ''Buongiorno'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

4. 7AM - "Benefit for Iggy's shirt"
Tre sbandati sloveni qualsiasi, due uomini e una donna, registrano in una fattoria e giocano ad un gioco antico: fanno i tristoni e fanno rumore. Buttano lì una manciata di canzoni come un milione di altre. Tutta roba già sentita, ma santo cielo, che meraviglia. E questo disco non ha proprio nulla di nuovo né di sorprendente. Ma santo cielo, che meraviglia.
(brano migliore: ''Everytime'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

5. WE MELT CHOCOLATE - "We melt chocolate"
Laudatores temporis acti e nostalgici vari, gioite! Voi che ancora vi guardate le scarpe con in mente Kevin Shields, pensavate mai di (ri)trovare l'Eldorado a Firenze? Niente cambia mai davvero, niente passa mai davvero, nessuna passione svanisce mai davvero. I sogni non muoiono all'alba se le notti sono così belle.
(brano migliore: ''Everjoy'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

6. 75 DOLLAR BILL - "I was real"
La banda, Elwood, la banda!!! La banda finalmente si allarga, da due a molti. Bene, anzi benissimo. Rimane una patina spessa tre dita che sa di "siamo troppo avanti per voi zotici", ma almeno lor signori si rendono ascoltabili - si fa per dire - anche al popolo. Sempre sperimentali, sia chiaro, nell'ennesimo tentativo di ipnosi collettiva. Al mio 3 vi sveglierete tutti. Quasi tutti. Forse.
(brano migliore: ''Every last coffee or tea'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

7. JOE BATTA & I JEKO - "Noi odiamo Joe Batta & i Jeko"
Voglio bene a questo disco come fosse un cimelio di famiglia, un ricordo d'infanzia, un oggetto transizionale. Ha canzoni semplici e amare. Cantate come durante una sbronza triste mentre parli di qualcuno che non c'è più o di un tempo che non tornerà. Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto, ma va bene così.
(brano migliore: ''Ciao Jane'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

8. VON STROHEIM - "Love? Who gets love?"
Un sabba, una messa nera, un rituale pagano, il cielo solo sa cosa sia questo disco: una vestale belga intona il de profundis ad libitum mentre tutto intorno solamente pioggia e Fiandre. La fine è vicina, si direbbe, penitenziàgite. Stati di agitazione e mai niente di più. Memento mori.
(brano migliore: ''For a beautiful girl'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

9. GOODBYE, KINGS - "A moon daguerreotype"
Impalpabile e diafana, musica sfuggente che disegna arabeschi nella mente di chi - con la dovuta disposizione d'animo - vi si abbandoni. Fascinosa, suadente, inafferrabile. Come un panorama impagabile visto da una vetta che non credevi di poter raggiungere.
(brano migliore: ''Drawing with light'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

10. KAROSHI - "Cosmic latte"
Se prima erano in tre a fare musica sperimentale, adesso sono in quattro a fare musica cerebrale. Rimangono un piccolo prodigio di creatività al servizio di percorsi di musica sghemba. Imprevedibili, inclassificabili, troppo bravi per rinchiudersi in un qualsiasi percorso precotto, perfetti per rinchiudersi in una turris eburnea a guardarsi allo specchio.
(brano migliore: ''Golden hour'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

11. ALOSI - "1985"
C'era una volta il rock, uh! Qualcuno ancora (r)esiste a sudare e sbattersi nell'era del tutto-tranne-che-rock. Sono soddisfazioni: ringrazio con devozione la mosca bianca Pietro Alessandro Alosi che indietro non si tira mai, dai tempi del Pan Del Diavolo. Grida, picchia, soffre: è incazzato per davvero. Mi appecorono alla bellezza.
(brano migliore: ''Comete'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

12. JAVVA - "Balance of decay"
Ci sono quattro polacchi: tutta gente di lunga militanza in vari sottoboschi, tutti musicisti con fin troppi attributi. Imbastiscono una patchanka di ritmi impazziti a cavallo tra avanguardia, jazz, etno. O nulla di tutto ciò, probabilmente. Musica colta che suona pop: i Talking Heads quarant'anni dopo?
(brano migliore: ''Pad eye remover'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

13. FEU ROBERTSON - "The underground secession"
Passeranno i cieli e passerà la terra, ed ancora non avremo ben compreso i Feu Robertson. Facciano pure quello che credono: ballate slabbrate, escursioni stralunate, viaggi allucinati e dilatazioni free-form per la gioia del fu Syd Barrett. Band enorme dalle enormi idee: resteranno quindi ignoti ai più. Bene così.
(brano migliore: ''Smoking kills'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

14. ROBERTO MY - "Flares"
Passata la meglio gioventù rimane il disincanto degli anni sulle spalle. Rimangono dischi come questo, che fanno la loro cosa senza forzature o rischi, senza applausi o fischi. Ci mettono l'anima, e sembrano non faticare nel circoscrivere un percorso. C'è una vita qua dentro, e si sente: preme lungo i bordi, esplode a tratti.
(brano migliore: ''Motherland'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

15. HELIUM HORSE FLY - "Hollowed"
Uno tra i mille percorsi non lineari che la musica può prendere. Una voce femminile inquieta sospinge verso l'abisso canzoni fatte a pezzi, tormentate, smembrate, scomposte. Problematiche. Lasciarsi andare, lasciarsi possedere, cedere lo scettro alla prossima Venus in pelliccia è la più suadente delle tentazioni.
(brano migliore: ''Algeny'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

16. MORSO - "Lo zen e l'arte del rigetto"
Rabbia, furore, livore, sì: ma sparati in piena faccia con una intellighenzia che sorprende e annichilisce. Oltre la cieca veemenza si insinuano come serpi testi lucidi e pungenti, portati a spasso da una musica brutale - come si conviene all'hardcore - ma non priva di squarci (brandelli?) di melodie frantumate e ricomposte.
(brano migliore: ''Incline'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

17. PICASTRO - "Exit"
Un po' come stare a guardare la pioggia che cade sul porto di Genova. Incombente, ineluttabile. La musica è dei tristi, ci pensavo un'estate che la radio passava cose giustamente liete. Liz Hysen lieta non è, e la ringrazio di avermi rabbuiato una qualche inutile, spensierata giornata di sole.
(brano migliore: ''From come to speak'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

18. GIULIA MEI - "Diventeremo adulti"
Sarà che mi ricorda la professoressa di Matematica - giovane, solare, bella - di mia figlia, sarà quella sua voce squillante e un po' spavalda, sarà che mi piace sentire ogni tanto una ragazza cantare come le altre non fanno, con una sincerità disarmante ed un talento palese: ma questa signorina è - come dicono i millennials - tanta roba, mi perdonerete l'ovvietà.
(brano migliore: ''La 600 (tutta rotta)'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

19. TAXIWARS - "Artificial horizon"
Gran disco, questo. Ho controllato: lo scrivo troppo spesso, beato me. Tom Barman dei dEUS e un manipolo di jazzisti belgi da cigarettes&alcohol danno vita ad un teatrino di suggestiva tensione disciolta in trame cangianti e divagazioni da salotto buono. Fascinoso e notturno, da gustare con la dovuta voluttà e con il giusto whisky in mano.
(brano migliore: ''On day three'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

20. LA JANARA - "Tenebra"
Bui anfratti nascosti tra boschi, paludi, recessi infidi della mente o di qualche angolo maledetto e sconsacrato nelle viscere dell'anima. Lì sta la Janara, strega tra le streghe, che nella realtà è una ragazza della provincia di Avellino, bella e cattivella, tetra come il peggiore incubo. Spaventa, ma attrae. Metal in italiano: lo fanno in pochi così bene.
(brano migliore: ''Mephis'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

21. IRINA NËSTOR - "One day you'll miss today"
Il post-rock meno post-rock del tanto post-rock in circolazione. Mischia senza eccedere né perdere il controllo di una musica docile e rarefatta. Una musica buona e amica, adatta ad ogni situazione, da portare con sé ovunque. Una compagnia morbida e garbata che va su tutto, come il nero.
(brano migliore: ''Night mr. Lenin'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

22. BOA - "Bag of seeds"
Rilettura di testi sacri con perizia ed umiltà: non esercizio vacuo, bensì devozione, passione e innata attitudine per un'arte antica, omaggiata in un disco dalle radici profonde. Folk, blues & dintorni, ma anche molto altro. Elegante, stiloso, un vino pregiato prodotto in purezza. Per pochi, dal palato fine.
(brano migliore: ''Those who'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

23. JOHNNY DALBASSO - "Cannonball"
Sfrontato e diretto l'ex ragazzo, quasi un rocker (si dice così, no?) d'antan. Risuona in brani concisi, ruvidi e irriverenti il suo barbarico yawp, al servizio di sogni di rock'n'roll rabbiosi e sporchi. Sembra fuori dal tempo, ma conosce il mestiere.
(brano migliore: ''San Francesca'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

24. THE SWEET LIFE SOCIETY - "Manifesto!"
Un trip infinito tra colori e suoni che sanno di un qualche altrove: nightclubbing e nu-jazz o chissà cos'altro. Pastiche che rimescola idee, imbastardisce ipotesi di canzoni, costruisce e inventa, frulla e macina in fogge infedeli a qualsiasi linea.
(brano migliore: ''Keep the words true'')
(recensione su Music Map: ''qui'')

25. CASTAWAYS ROAMING - "Løne Star"
Trio di quasi-debuttanti dalla bassa Valtellina: suonano come una via di mezzo tra i Jimmy Eat World e i Sunny Day Real Estate. Ci mettono una foga quasi-commovente, nel loro pugno di martellate veloci in minore. Meritano un abbraccione e una bella spinta nel vuoto: vediamo se sanno volare.
(brano migliore: ''Closed-circuit'')
(recensione su Music Map: ''qui'')