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03/12/2024
01/01/2018 LA TOP 25 DEL 2017!
I migliori album dell'anno appena trascorso, secondo il nostro ''super redattore'' Manuel Maverna
Carissimi, quest’anno ho deciso di infischiarmene bellamente.
Delle ricche classifiche altrui, dei percorsi prestabiliti dell’asfittico mercato discografico, dell’opinione illuminata delle nobili penne che regolarmente leggo e stimo, dell’immarcescibile tendenza all’esterofilia che caratterizza la maggior parte degli elenchi calligrafici di fine anno.
Ne ho lette, di top-qualcosa: c’è roba davvero pregevole, inutile negare che Stephen Merritt abbia realizzato un’opera-capolavoro degna di lode, di nota, di encomio, di podio, di ascolto ripetuto. Il suo “50 song memoir” l’ho chiesto a mia moglie per Natale.
Evviva Kendrick Lamar, evviva St. Vincent, evviva i Protomartyr, evviva i National.
Tanto poi Andrea Rossi, che è il MegaDirettoreGalattico di noi tutti di Music Map, ce lo ripete sempre: signori, voi recensite pure anche i Depeche Mode, ma chi vuole leggere la recensione dei Depeche Mode lo farà accedendo alle pagine – cartacee o virtuali – di vetrine ben più visibili di noi. Ritagliamoci un nostro spazio, che è la cosa migliore da fare. Diamo visibilità a gioielli che non sono bigiotteria.
Per quanto mi riguarda, nel 2017 ho partorito 45 dischi-della-settimana più una sessantina di altre recensioni. Un centinaio. Non molte, nemmeno così poche. Per scriverle ho ascoltato almeno dieci volte tanto. Un migliaio di dischi in un anno, sacrificando i miei idoli personali, quelli dei quali dici: adesso passo un pomeriggio risentendo tutta la discografia dei Dover, che sono pur sempre il mio gruppo preferito.
E invece no: kill your idols e via a pescare in un cestone nel quale ho trovato – non scherzo – cose splendide oltre agli LCD Soundsystem, oltre a Flavio Giurato (Dio lo benedica), oltre a King Krule. Ed è un sottile piacere proporle a voi che ci leggete più o meno regolarmente, più o meno saltuariamente.
Perché là fuori – scordatevi le major e Radio Italia - c’è tanta di quella musica interessante che neppure lo immaginate. E non sapete quanta di questa musica interessante arrivi da casa nostra, che sia cantata o meno in italiano. C’è di più, c’è altro. E non è detto che per forza la next-big-thing venga da Los Angeles o da Liverpool: potrebbe arrivare da Verona come Emiliano Merlin, dal Belgio come i Thot, dalla Svizzera come i Silver Dust, da Matera come gli MDGA, dalla Slovacchia come i Gloom, da Roma come gli immensi vonneumann – che sono avanti come lo era Ettore Majorana – o dalla provincia di Grosseto come Lucio Corsi (grazie Barbara Santi).
E non finisce qui: siccome me ne infischio, quest’anno – venghino, gente! – la Top20 diventa addirittura Top25. Sì, perché mi dispiaceva sinceramente non includere alcuni titoli meritevoli di lode, punto e basta. E magari fra un anno esatto da oggi sarà la Top30 o torneremo ai 20: faccio le regole così, quando mi vengono, diceva Buck nell’Era Glaciale 3.
Quindi: nella Top25 del 2017 troverete parecchio materiale indigeno insieme a schegge da altri mondi, e li troverete nell’ordine che il mio migliaio di ascolti – e solo lui - mi ha imposto. Troverete anche due – facciamo due e mezzo – ep, formato che sinora avevo sempre escluso perché poco esaustivo: ma erano uno splendore, e del resto ve l’avevo detto che quest’anno me ne infischio.
Senza pensieri, senza problemi, senza tensioni, senza doveri, senza nessuno da sopportare, senza paure da superare. In totale libertà. Come sempre, ma anche di più.
Alla prossima, statemi benone.
Manuel
1. CADORI - "Non Puoi Predertela Con La Notte"
Un sussurro dal silenzio, singolare rilettura di qualcosa che nuovo forse non è già più. Cantautorato all'italiana privato del cantautorato all'italiana, spinto più in là, senza astio, senza ironia, senza humour, senza rose né fiori, una foto di impura gioia spenta come un urlo ricacciato in gola. Foto sbiadita di tempi vacui, innocenza perduta o mai vissuta, tra vaghe stelle che si spengono una dopo l'altra. Travaglio di un'anima come tante, forse un sogno, forse un incubo. Una ninna-nanna, un requiem. Tutto e niente.
(brano migliore: ''Audrey Hepburn'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
2. THE SOMNAMBULIST - "Quantum Porn"
Scrigno di gemme celate alla vista dei più, chissà in quanti si saranno accorti della erudita ricercatezza di questo progetto? Marco Bianciardi, italiano rifugiatosi
a riprendere Berlino, squaderna sedici pezzi per settanta minuti di futurismo che individuano mille strade distillando arte per l'arte, sublimando il concetto di evoluzione
in musica, a braccetto con una inesauribile ispirazione ed una sontuosa profondità testuale. Forma e sostanza in fogge imprevedibili, la materia in divenire. Enorme.
(brano migliore: ''Transverberate'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
3. LES FLEURS DES MALADIVES - "Il Rock è Morto"
Furbo, aspro, irriverente, ben più profondo di quanto le ingannevoli apparenze suggeriscano. Tre ragazzi di Como sbrindellano mode e convenzioni in un turbine di parole
dispettose e tonnellate di elettricità frontale. Intelligente sfrontatezza che bacchetta usi, costumi, tradizioni, santi e navigatori, dotti medici e sapienti con belluina furia. Abrasivo, urticante, feroce. Eppure godibile. Appassionato, cinico e quant'altro: nessuno sparerà mai ai vincitori di X-Factor: sono già morti e tu lo sai. Amen.
(brano migliore: ''Homo Sapiens'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
4. CARTA - "The Sand Collector's Dream"
Melodie fatte d'aria fluttuano in una nebulosa di sol y sombra, anelli di fumo che si avvolgono a spirale e scompaiono in volute biancastre. Canone inafferrabile, etereo,
di una delicatezza che ti accarezza con la dolcezza di una madre. Appena screziato da piccole deviazioni, da percorsi di musica sghemba elegante e levigata. Da una
perversa metafisica della canzone. Che non è mai la canzone perfetta, ma è sufficiente per traghettarti verso il prossimo porto bucando la foschia di un grigio mattino.
(brano migliore: ''Arthur And Linda'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
5. TOMMI E GLI ONESTI CITTADINI - "Mind Kontrol Ultrà"
Diretto e franco come un comizio di piazza, fedele alla sua linea e onesto (sic!) fino in fondo, Tommi Marson non va per il sottile. Butta lì un disco semplice e ruvido,
così piacevolmente ignorante (si dice così, no?) da cambiarti la giornata e farti cantare quello che vuole lui quando vuole lui. Non ho ascoltato altro disco più di questo
in tutto il 2017. Lo so a memoria. Mi ha fatto sorridere e riflettere. Mi ha divertito e pure commosso. Mi ha fatto cantare quello che vuole lui, quando vuole lui. E poi ancora.
(brano migliore: ''Nei Tombini'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
6. ANGELE DAVID-GOUILLOU - "En Mouvement"
Angele è una bella signora dai grandi ed ammalianti occhi chiari. Suadente come la sua musica, andata elevandosi in vent'anni fino alle preziose trame di questo disco
inebriante che porta altrove. Con sopraffina grazia sottrae parole e le rimpiazza con un morbido scorrere di armonie pervase da un'aurea melanconia. Melodie ampie,
neoclassicismo fluente impastato con una concezione docile di musica cameristica for the masses.
(brano migliore: ''V. for Visconti'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
7. LEBOWSKI - "Cura Violenta"
Uno sguardo lanciato di sbieco su piccoli abissi, musica spinosa, sconnessa, angolare. Cervello e muscoli, connubio insolito e raro. Giocattolo pericoloso. Riescono a farlo
funzionare cinque vecchie conoscenze dell'indie nostrano, come fosse la cosa più naturale del mondo. Ne esce qualcosa di storto, come un brindisi ad un funerale. Strano
effetto, ma non smetteresti mai di farti ipnotizzare. Ritmo e dolore, paura ed estasi, pura e semplice anomalia.
(brano migliore: ''Paolo Ruba Cuori'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
8. THE VALIUM - "Amazing Breakdowns"
Come farsi prendere a sberle e goderne pure. Terror panico disseminato ad arte in un assalto all'arma bianca fatto di garage violento, chitarre ovunque e tutto il
campionario necessario. Verse-chorus-verse, riff assortiti, gente che urla, roba che taglia, dissangua e fa malissimo. Mai concesso tempo per rialzarsi o rifiatare,
la prossima rasoiata sta per arrivare. Provenienza: Salerno, nei dintorni di Manchester. L'avreste mai detto?
(brano migliore: ''Emily Davies'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
9. ANGELO SAVA - "Miasmi"
Sono un uccello, sono elettricità. Sì: sono elettricità. Un gorgo, una voragine, una coperta cortissima alzata sugli inferi. Angelo Sava è un buco nero, un Giorgio Canali 2.0. Uno che serenamente si fa beffe di tutto e sommerge pensieri e parole sotto un monolite di sole chitarre devastate. Non c'è altro da aggiungere, se non la sottile paura di perdersi fra le maglie di una devastazione sonica il cui significato rimane talvolta impenetrabile. E, come un buco nero, ti ingoia.
(brano migliore: ''Carestia'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
10. LES MARQUISES - "A Night Full Of Collapses"
Triste, sfuggente, inafferrabile. Impalpabile come un profumo, va in scena una straniante combinazione di melanconia e dotte divagazioni post-qualcosa. Francese, Inglese, archi, synth, bassi incupiti ed una spessa coltre di tetraggine stesa su demoni assortiti. Sarebbe stato dark trent'anni fa, ora è musica plumbea imbastardita con divagazioni ambientali, colonna sonora di un incubo, o di un bel sogno finito male.
(brano migliore: ''Following Strangers'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
11. SCOGLI DI ZINCO - "Dai Meriggi Ai Fondali"
Quattro brani, diciotto minuti. Ma questo piccolo, enorme disco deve stare qui, in buona compagnia. Fosse anche solo un azzardo, un'ipotesi, un abbaglio. E' un orso di
pelouche che voglio tenere vicino quando spengo la luce. Diciotto minuti di idee, di suoni meditati fino all'ultima stilla. Una promessa di tornare ancora più in grande di così. Un investimento per il futuro. Difficili, cervellotici, meravigliosi. Vi aspetto, mi raccomando. Valete ogni secondo speso ad ascoltarvi.
(brano migliore: ''Sott'acqua'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
12. HIOR CHRONIK - "Out Of The Dust"
Un funambolo greco senza rete gioca con una musica preziosa che dipinge note, panorami, ricordi, impressioni di settembre ed una melanconia ingigantita ad arte. Ritrae volti,
figure, diapositive di vita passata con il solo ausilio di una sensibilità sopraffina fatta di minuscole tessiture armoniche. Completa con archi che straziano e deliziano,
restando muto, in disparte, ad osservare dietro un vetro colorato lo scorrere del tempo ed il flusso incessante degli eventi. Mansueto, raffinato, a tratti celestiale.
(brano migliore: ''Remember'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
13. PIPPO POLLINA - "Il Sole Che Verrà"
Avanti, Maestro, continua ad incantare dal tuo eremitico esilio. Torna, di tanto in tanto; torna quando vuoi, con parole ricche e quel garbo di sempre. Cantastorie
di un tempo che fu, di una sensibilità che fu, di una musica gentile che parla a chi ancora ha voglia di ascoltarla. In punta di voce, quasi senza disturbare. Rime, riflessioni, profondità antica: non si usa più, purtroppo. Un gran signore, ici et d'ailleurs. Mentre intanto: ehi voi, ma quanta fretta, che voglia di cadere…
(brano migliore: ''Andarsene d'estate'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
14. LATENTE - "Monte Meru"
Tristezza, per favore stai qui. Tra rilasci di tensione continui, esplosioni nevrotiche, instabilità emozionale. Un limbo di suoni aspri e taglienti. Come camminare in una
stanza buia su un pavimento lastricato di chiodi e cocci di bottiglia. Disco sofferente che sa far male, rigonfio di ricordi, fallimenti, delusioni, amarezze. Dolore in pillole, malattia difficile da guarire. Lacerante come una ferita mai chiusa. Disperato, afflitto. Ferocemente toccante, festa mesta.
(brano migliore: ''Nervi'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
15. AN EROTIC END OF TIMES - "Chapter One"
Incubo catatonico in noir, fucina di rallentamenti gotici ed elettricità disturbata, rigurgiti tombali ed improvvise detonazioni. Negazione assoluta di ogni frivolo piacere.
Due anime buie come catrame dipingono su sfondo nero un bozzetto apocalittico in cui riecheggiano malvagità assortite, perdizione ed un generale sentore di corruzione
della carne e dello spirito. Profondo e spettrale come una cerimonia sacrificale.
(brano migliore: ''One Second After'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
16. NORTHWAY - "Small Things, True Love"
Il post-rock che fu, il post-rock che sarà. Soltanto: musica apolide, dilatata, lunghe suite di solenne mestizia attraversate da trame libere di vagare nella direzione che vuoi. Morbide, carezzevoli. Circolari, riposanti. Scosse a tratti da repentine svolte lungo percorsi che si svelano passo dopo passo. Quattro ragazzi di Bergamo che potreste
chamare Explosions In The Sky senza offendere nessuno. Classe da vendere, idee in divenire come un disegno complesso nato da un elementare tratto di matita.
(brano migliore: ''Arrival'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
17. THOT - "Fleuve"
Dal Belgio con furore iconoclastico arriva un trio che polverizza vent'anni di correnti, generi e sottogeneri in nove tracce demoniache. Furia cieca, fratture continue,
accelerazioni e discese agli inferi. Senza uno spiraglio di luce. Disco ove tutto è tenebra, ma tenebra cattiva. Fragore ubriacante, valanghe di feedback, staffilate impietose. Roba che hanno fatto in mille, va bene: ma qui la claustrofobia lievita a livelli prossimi all'insostenibile. Entusiasmante e soffocante come un gioco erotico.
(brano migliore: ''Vltava'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
18. CRIMINAL PARTY - "La Revolution Bourgeoise"
Il lupo perde il pelo, ecc. ecc. Il vizio sono una ventina di pezzi buttati lì con nonchalance da vecchie volpi - non parlo per le due ugole femminili, of course - del garage
rock nostrano. Palermitani con radici oltremanica, oltreoceano o chissà dove altro, infilano un'ora di rock teso, svelto, ispirato. Ma con stile, quasi con grazia. Quella dei marinai di lungo corso, gente che per trovare la via non ha più bisogno di carte nautiche. Trovano le stelle giuste anche in una notte buia come pece.
(brano migliore: ''What About You?'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
19. LA MACABRA MOKA - "Tubo Catodico"
Sberleffo, pernacchia, affronto. Al fin della licenza, botte da orbi in una stralunata ammucchiata di fendenti menati alla cieca, e si salvi chi può. Il teatrino degli orrori dei quattro da Cuneo ne ha per tutti, senza sconti promozionali. Chiassoso e incattivito, un disco che pesta i piedi al vicino di casa mentre offende, picchia, sbraita. Non si fanno prigionieri, nel tritacarne c'è posto in abbondanza, avanti il prossimo. Fatevi sotto bambini, occhio agli spacciatori, occhio agli zuccherini.
(brano migliore: ''7 Volte Capra'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
20. PICCOLI ANIMALI SENZA ESPRESSIONE - "Sveglio Fantasma"
Mai facile inventare, scoprire, sperimentare. Men che meno quando affidi il compito ad un lavoro di luminosa intellighenzia svolto quasi interamente sullo stile canoro. Il risultato è un fluire mesmerizzante di suoni dilatati bucati dal canto - geniale, quasi assurdo nella sua ostentata, figurata teatralità - di Edoardo Bacchelli. E' qualcosa di nuovo, di pregevole fattura ed insolita resa: ai posteri stabilire se sia anche sostenibile. Per ora è semplicemente affascinante, coinvolgente, insolito.
(brano migliore: ''Lupa'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
21. UNORSOMINORE. - "Una Valle Che Brucia"
Pulp, molto pulp, ma non troppo. Crudo e diretto, di una schiettezza d'assalto che sa farsi poesia a tratti. Capace di bastonare - parecchio - o di accarezzare - meno -, Merlin incarna una nuova mutazione genetica dell'essere cantautore che giova all'anima e al morale, sempre che non prenda a schiaffi pure te. Cosa possibile, come dimostra
un disco in purezza assoluta che fa di attenta denuncia ed intelligente antagonismo una bandiera, un monito, uno stile. Tutta la verità, nient'altro che la verità.
(brano migliore: ''Varsavia'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
22. VOLCANO HEAT - "Black Mood Swings"
Nervoso, agitato e stizzito, dodici pezzi assassini tra garage, brit-qualcosa, post-punk, accenni di glam. Mai domo, mai pago, costantemente acido e inviperito. Frenesia
rock'n'roll che martella come da costume, ti prende alla gola ed inizia a stringere. Esempio lampante di come certa virulenza cresca ed attecchisca bene anche a casa
nostra, Capovilla&friends docunt...
(brano migliore: ''The Way I am'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
23. MICHELE SCERRA - "Torneranno I Poeti"
Torneranno eccome, eccone uno disposto a trattare bene la lingua italiana, modellandola su arie confortanti ed offrendosi agli astanti non senza coraggio da portare in
dote. Mai serioso, mai faceto: pungente e disilluso quanto basta per deviare dalla strada maestra senza smarrirsi nel bosco. Scrive bene, arrangia ancora meglio: dice la
sua in un linguaggio che parla chiaro, cattivello e arguto, due passi oltre qualsiasi comfort-zone da cantautore allineato.
(brano migliore: ''Come Glicine'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
24. MOON GRAVITY - "Antarctica"
Uno svedese sta solo sul cuore della terra con la sua litania desolata, un pugno di note che riecheggiano l'aldilà. Aldilà buono, serafico e pacifico, abitato da presenze rassicuranti. Tre lunghe composizioni, ventitre minuti di trasognata rarefazione da mandare in loop ed in cui lasciarsi risucchiare come fossero un vortice di energia che ti trascina con sé. Pura, illuminata sensibilità che non necessita d'altro per nidificare sottopelle.
(brano migliore: ''Nightfall'')
(recensione su Music Map: ''qui'')
25. VONNEUMANN - "NorN"
In cauda venenum, il 2017 omaggia tutti quanti con un disco avanti qualche anno luce. Complesso, impervio, ma non troppo. Arduo, sì. Ci sono più idee in due minuti della prima
traccia di questo album che nell'intera discografia dei National. Percorso ad ostacoli tra suoni futuristici e futuribili, un modo di fare musica astratto e concettuale che edifica trame lontane dal senso comune. Band a sé stante, colossale, irreplicabile. Probabile non abbia eguali chez nous, Starfuckers a parte.
(brano migliore: ''antiEuclid'')
(recensione su Music Map: ''qui'')